E’ cominciato
tutto il primo fine settimana di marzo.
Si parlava del
nostro anniversario di matrimonio, di lì a poco, e del compleanno di
Topo, una decina di giorni dopo.
pensavo a come organizzare una piccola merenda a casa nostra, alla torta da fare, piccole cose.
pensavo a come organizzare una piccola merenda a casa nostra, alla torta da fare, piccole cose.
Poi sono cominciati
i dolori. E ho cercato di fare finta di niente, che fosse tutto
normale. Volevo tantissimo che fosse tutto normale.
Ma i dolori hanno
continuato,e così lunedì mattina ho baciato Topo, l’ho lasciato
all’asilo e sono andata in pronto soccorso.
Col Filosofo che mi
aveva detto, al telefono: vedrai, diranno che sono tue paranoie.
In realtà no.
In realtà no.
In realtà mi hanno
presa, visitata, osservata e ricoverata.
Non mi hanno dato
una diagnosi precisa, e neanche imprecisa, in realtà.
Mi hanno detto che
dovevo stare a letto, e alzarmi solo per la pipì. E che mi avrebbero
fatto esami e tamponi per capire, ma che non c’era da fare altro
che stare a letto e sperare.
Cosa che ho
fatto.
E’ stato particolarmente difficile, il fatto di trovarmi all’improvviso in ospedale, quando avevo promesso a Topo poche ore prima che sarei andata a prenderlo e gli avrei anche preparato una torta.
E’ stato particolarmente difficile, il fatto di trovarmi all’improvviso in ospedale, quando avevo promesso a Topo poche ore prima che sarei andata a prenderlo e gli avrei anche preparato una torta.
Niente torta, niente
mamma fuori dal nido ad aspettarlo.
Forse è stata la
cosa più dura dei giorni in ospedale, la lontananza da Topo.
La mia vicina di
letto aveva una quantità di parenti in visita costante, in barba
agli orari e all’educazione.
Io passavo le giornate a leggere, a piangere di nascosto nel cuscino dopo che, alle 18.00 circa, Il Filosofo e Topo erano passati a salutarmi.
Topo è stato bravissimo. Arrivava, si arrampicava sul letto vicino a me per farsi coccolare, mangiava un po’ della mia cena e quando era ora di andarsene mi baciava e diceva “ciao ciao mamma” salutandomi con la manina.
Il mio amore. Vederlo andare via mi metteva una malinconia infinita.
Io passavo le giornate a leggere, a piangere di nascosto nel cuscino dopo che, alle 18.00 circa, Il Filosofo e Topo erano passati a salutarmi.
Topo è stato bravissimo. Arrivava, si arrampicava sul letto vicino a me per farsi coccolare, mangiava un po’ della mia cena e quando era ora di andarsene mi baciava e diceva “ciao ciao mamma” salutandomi con la manina.
Il mio amore. Vederlo andare via mi metteva una malinconia infinita.
Non potevo fare
altro che trattenere le lacrime finché non se ne erano andati e poi
andavo in bagno a piangere un po’. In camera c’erano troppi occhi
estranei.
Sono stati giorni lunghi, alla 17esima settimana e qualche giorno non puoi fare nulla, se qualcosa va storto.
Questo mi ripetevano i medici in visita. Di stare a riposo e sperare che le cose andassero avanti da sole.
Sono stati giorni lunghi, alla 17esima settimana e qualche giorno non puoi fare nulla, se qualcosa va storto.
Questo mi ripetevano i medici in visita. Di stare a riposo e sperare che le cose andassero avanti da sole.
Dopo qualche giorno
così, in cui in pratica non facevo altro che stare a letto e farmi
fare una puntura al giorno...mi hanno dimessa.
Sempre con l’indicazione del riposo assoluto. Non si sa per quanto.
Sempre con l’indicazione del riposo assoluto. Non si sa per quanto.
Il solo fatto di
essere tornata a casa è stato bellissimo. Anche se vivo tra letto e
divano, alla sera, da quando esce dall’asilo, posso stare con mio
figlio.
Leggiamo librini, disegnamo, cantiamo, giochiamo per quel poco che posso.
Lui è la mia gioia e la mia vita, è grazie a lui che sto sopportando questi giorni così lunghi.
i dolori vanno e vengono, e le giornate non passano mai.
Leggiamo librini, disegnamo, cantiamo, giochiamo per quel poco che posso.
Lui è la mia gioia e la mia vita, è grazie a lui che sto sopportando questi giorni così lunghi.
i dolori vanno e vengono, e le giornate non passano mai.
non riesco a essere
felice di questa gravidanza, o meglio non riesco a gioirne, a
godermela, per niente.
Sono meschina, ma
invidio le donne che girano tranquille e serene coi loro pancioni,
che dicono, perché per loro è vero “sono incinta, mica invalida!”
e le vedi ridere al supermercato, o al bar, o per strada con le
amiche.
Io conto i giorni,
le ore, chiedendomi se servirà, se arriveremo al punto giusto, anche
solo al punto minimo per potercela fare, o se tutto finirà
male.
Conto i giorni e mi giro sul divano, cerco un punto in cui la schiena faccia meno male, in cui la pancia non tiri troppo e provo a non pensare.
Conto i giorni e mi giro sul divano, cerco un punto in cui la schiena faccia meno male, in cui la pancia non tiri troppo e provo a non pensare.
Ma ogni dolore, ogni
sensazione di “bagnato”, ogni fitta, ogni stramaledetto colpo di
tosse mi fanno paura.
Perchè qua sotto le cose sono parecchio fragili e instabili, pare.
Manca ancora un po’ al prossimo controllo, e se da un lato non vedo l’ora, dall’altro ho paura di quello che mi diranno. Ho paura che le cose stiano peggiorando giorno dopo giorno. Di certo non aiuta il fatto di stare sempre sola con me stessa, anche se leggo molto non è facile distrarsi davvero.
Perchè qua sotto le cose sono parecchio fragili e instabili, pare.
Manca ancora un po’ al prossimo controllo, e se da un lato non vedo l’ora, dall’altro ho paura di quello che mi diranno. Ho paura che le cose stiano peggiorando giorno dopo giorno. Di certo non aiuta il fatto di stare sempre sola con me stessa, anche se leggo molto non è facile distrarsi davvero.
Questo stillicidio
di giorni mi distrugge. Non sapere, non sapere se quello che “faccio”
conta, non sapere come arriveremo ai prossimi mesi, se tra un mese,
anche soltanto, sarò ancora qui a letto a sperare e temere o se sarò
tornata al lavoro perché non ci sarà più nessuno da
aspettare.
Sono stanca, fragile e coi nervi a pezzi. E sono a letto solo da due settimane.
Sono stanca, fragile e coi nervi a pezzi. E sono a letto solo da due settimane.