venerdì 29 settembre 2017

Dentro al cuscino. Sul cuscino.


Questa mattina Topo si è svegliato col magone. Ogni tanto gli capita, ultimamente, e io lo attribuisco alla “novità” di casa, cioè l’arrivo di suo fratello.
Mi dispiace ogni volta, vederlo così più fragile, ma mi ripeto che passerà, e che diventerà normale avere un fratello amato/odiato in famiglia.
Ma questa mattina...il mio piccolo grande Topone era proprio in crisi.
E così sono corsa nella stanza dove dormiva a prenderlo su, in braccio, per due coccole.
Chiaramente in quell’attimo si è svegliato Patato, ululando.
Così ho afferrato Topo e sono corsa di nuovo di là, dove stavo fino a 2 minuti prima, con il piccoletto.
Ho infilato me e Topo dentro al cuscino da allattamento, ho afferrato saldamente Topo con il braccio destro per stringerlo a me e poi ho steso Patato sul cuscino, come una cicciosa glassa sul nostro gruppo laocoontico.
Così allattavo uno e chiacchieravo con l’altro, accarezzandolo.
I due con le teste vicine, uno aggrappato alla tetta e l’altro adeso come un’edera al mio fianco, con la testa appoggiata sul cuscino naso a naso con il fratello (e poi mi chiedo perché entrambi hanno un mega raffreddore…).
Il Filosofo, che era chiuso in cucina a fare colazione, ci ha trovati così.
Assonnati (soprattutto io), coccolosi (soprattutto Topo), gorgoglianti (Patato).
Sono i momenti in cui penso “ok, ce la sto facendo. Magari non perfettamente, ma ce la sto facendo”:

domenica 17 settembre 2017

Momenti buoni


Finisce che scrivo soprattutto quando sto male, o quando ho un momento brutto, in ogni caso.
E quando sto bene...quando sto bene me la godo, ma poi non tengo traccia scritta e forse sarebbe meglio il contrario, ricordare anche con le parole i momenti positivi. Quelli che scaldano il cuore anziché fare male.

E’ stata una domenica di quelle lunghe, ma anche belle.
La mattina comincia sempre presto, a casa nostra, mai dopo le 7.30.
E’ una nostra regola, per mantenere i ritmi di Topo regolati lo alziamo praticamente sempre alla stessa ora e quindi noi poco prima (almeno chi è a casa), anche nei weekend.
Stamattina approfittando del fatto che Patato dormicchiava, ho svegliato io Topo.
Ci siamo rotolati un po’ nel letto, abbiamo giocato e fatto coccole (“io sono piccolo, mamma”, che significa perndimi in braccio e spupazzami).
Poi colazione insieme.
E poi è cominciata la mia routine con Patato, di tetta e tetta e tetta e pannolini e gorgoglii.
Mentre Topo andava in giro col babbo.
Alle 10 sono tornati e poco dopo io e Topo siamo usciti.
Sì. Solo noi due. Siamo andati a una prova gratuita di un corso, “Contakids” si chiama, per genitori e bambini.
E’ una roba faticosissima, almeno per il genitore, che deve acchiappare, sollevare, trasportare, ribaltare il proprio pargolone.
Infatti c’erano parecchi padri, mica per niente!!!
Topo all’inizio era un po’ intimidito, o forse approfittava del fatto di avermi tutta per sé e voleva stare solo in braccio o comunque appiccicato.
Poi ha preso il via e si è divertito un sacco.
IO a fine lezione necessitavo di un carroattrezzi per tirarmi su da terra, ma ero contenta quasi quanto lui.
Il tempo con il mio topone mi era mancato molto in questo ultimo mese.
Oggi è il complemese di Patato, in effetti, un primo mese in 4 davvero strano , per certi versi lungo per altri berve…
Comunque...Patato era a casa con suo padre, e io ero tranquilla. Davvero. Sapevo che era in buone mani, e sapevo anche di aver lasciato pronto il biberon!!!
Noi siamo stati via circa un’ora e mezza, siamo tornati tutti tranquilli e quando siamo arrivati Patato si era appena svegliato da un pisolo.
Così mentre Topo mangiava io allattavo, e poi siamo stati di nuovo un po’ insieme a giocare sul divano.
Dopodichè...Patato si è riaddormentato (di giorno dorme più che di notte..) e Topo è andato a pisolare col babbo, dopo avermi chiesto 10 volte una torta al cioccolato.
Io cascavo dal sonno...ma vuoi non improvvisare una tortina al cioccolato? Non avevo né burro né uova..ma per fortuna avevo il cacao !!!
E così, torta fatta e sfornata e Topo in visibilio.
In pratica...una fatica boia, per me, che avrei voluto dormire dormire dormire e anche dormire...ma vedere lui così contento e sereno...come si fa a non essere felici?
Anche perché in questi giorni era stato più agitato del suo solito, e abbastanza molesto in alcune occasioni. E credo che c’entrasse un bel po’ il suo bisogno di attenzioni “esclusive”.
Comunque..sarebbe bello proseguire questo corso, peccato che sia di sabato mattina e non credo che potremo perché il Filosofo lavora e quindi non può stare con Patato (stamattina sono andati mooolto bene!!!).
Dovrò trovare un’altra occasione per prendermi uno spazio solo mio e di Topo. questa era buona perché essendo “strutturata” aveva proprio un confine e una connotazione precisa, che secondo me era utile anche per lui, per fargli sentire prorpio lo “stacco”. Penserò a qualcos’altro, magari la domenica, non so. Ci sarà anche il tempo per tutti e 4 insieme, ma resto convinta che un po’ di tempo solo per noi due sia una buona cosa.
Magari non sarà sempre tempo di super qualità...ma sarà sempre tempo. E anche su questo mi piacerebbe scrivere, quando avrò tempo. Che io ero convinta che il tempo di qualità fosse sempre da preferire...ma sto cambiando idea.
E ora...si prepara la cena, che la pausa è finita e la serata deve ancora iniziare. Speriamo di concludere in bellezza questa giornata così bella.

giovedì 7 settembre 2017

La seconda prima volta


La prima volta. La prima volta è diversa quando è la seconda.
Almeno per me.
Prima che Patato nascesse mi chiedevo, spesso, come diamine avrei potuto amarlo come amo Topo.
Questione evaporata da sola quando ho visto per la prima volta la sua testina capelluta.
In effetti, lo amo follemente. Come Topo.
Ma ci sono tante cose diverse.

La prima assenza
La prima volta che ho lasciato Topo con suo padre mi sa che era giugno. O luglio forse.
Topo aveva 3 o 4 mesi. 4, più che 3. Sono stata fuori circa un’ora, angosciandomi per almeno 45 minuti.
Ieri sono andata a prendere Topo all’asilo. ho lasciato Patato con il Filosofo.
Sarà che ormai so che il Filosofo è rodato, sarà che ho bisogno di recuperare il rapporto con Topo, sarà boh...sono stata fuori poco, in effetti, neanche 40 minuti, ma ero tranquilla.
Pensavo che alla peggio Patato avrebbe pianto un po’, ma che l’avrebbe fatto tra le amorevoli braccia paterne, che sono solo più pelose e forti delle mie, e per il resto sono altrettatnto capaci.

Il primo biberon
Con Topo ho pianto. Ho pianto quando ho visto che dovevo per forza dare l’aggiunta, ho pianto perché cercavo di rimandare, ho pianto quando ho accettato che fosse necessaria, ho pianto le priem volte che l’ho biberonato.
Ho pianto un casino.
Con Patato ho pianto un po’. Prima di accettare il fatto che l’aggiunta è fondamentale. E che diventerà sempre più preponderante, visto che il mio latte è sempre quello e lui mangia di più.
Ora durante la ciucciata biberonata lo coccolo e lo cicciolo, e basta.

Il primo pianto disperato
Topo ha avuto un inizio complicato, e ha mantenuto un bisogno di fisicità e di contatto veramente altissimo, fino allo svezzamento e oltre (tutt’ora siamo ad alto contatto qua…). Bastava appoggiarlo nella carrozzina perché si svegliasse dopo 5 secondi urlando con una disperazione che mi straziava. e mi faceva impazzire, tra panico, terrore e altro panico.
Patato è diverso, e io credo dipenda anche da una nascita molto più dolce e da un inizio insieme più delicato e intimo. Comunque, anche lui piange.
E ieri c’è stato il primo pianto davvero disperato, quei pianti che non riesci a consolare in pochi minuti. E stavolta, per quanto sia per me angosciante sentir piangere uno dei miei figli, non mi sono fatta prendere dal panico. Ero triste, ero agitata...ma ero presente a me stessa.

Il Filosofo, anche lui, la sta vivendo diversamente, anche se lui si occupa prevalentemente di Topo e con Patato stanno appena cominciando a conoscersi.
Lui dice che non si sente più capace con un neonato, tanto che sono stata io, quella che non avrebbe staccato gli occhi da Topo neanche per andare fare pipì, i primi mesi, a dirgli che poteva stare anche un po’ da solo con suo figlio mentre io mi occupavo dell’altro.

Alla fin fine...devo ammetterlo. E’ più sensato come mi comporto ora.
Non so come sarà il futuro...guardo i miei figli e mi sembra di traboccare amore.
Spero che un giorno anche loro si vogliano bene l’un l’altro.

mercoledì 6 settembre 2017

quanta verità

Aggiungerei il momento "anch'io piccolo", in cui stiamo in 3 nel cuscino da allattamento.
Oh yeah.