lunedì 27 aprile 2020

disgregandosi

Dormire non abbastanza e non abbastanza bene, non riposare, non staccare mai dalla stand up tragicomedy della mia vita davanti ai figli.
Tutto questo mi rende probabilmente mentalmente instabile.
Mi sto disgregando e sono troppo stanca per oppormi, oltre tutto quando?
24 ore al giorno sono davanti agli occhi di loro due che mi scrutano, mi imitano se sbaglio, mi domandano, mi mettono alla prova, mi cercano, mi vogliono senza se e senza ma e di nuovo mi scrutano, pronti a cogliere ogni cazzo di sfumatura.
Anche del mio linguaggio, che non è mai stato da bestia ma neanche da perfetta educanda.
E sono così stanca.
Noto il crollo dalle piccole cose. Le rughe improvvisamente arrivate, i capelli bianchi. Il corpo che cede in piccolissimi mille modi.
Dimentico le cose: chi ha messo qui questa bottiglia? E sono stata io. Ti ho già detto che...? Sì, due volte.
perdo la pazienza. Urlo. Sibilo come un maniaco omicida.
Sono stanca.
Stanca di tutto.
Ascolto le notizie e mi incazzo e divento di quelle persone brutte che se la prendono (mentalmente) con altre persone.
Non esisto più, praticamente.
E non credo di poter reggere ancora a lungo in questo modo, senza mai uno spazio di sfogo, uno spazio in cui essere me stessa, in cui mollare gli ormeggi e strillare
e battere i piedi e lanciare qualcosa e piangere, oh cazzo vorrei piangere.
Non si può, perchè di notte se dormi, sfrutta l'attimo e dormi, e se non dormi i pensieri i pensieri i pensieri e il giorno dopo sei PIU' stanca e se per caso ti lasci sfuggire una lacrima poi chi ti ferma.
Mi sento fragile, e il fatto di essere una donna fortunata, più o meno sana, con una casa che ha persino 2 metri quadrati (dico in senso letterale) di cortile, e persino con un fantastico tapis roulant su cui passare una mezz'ora solitaria al giorno, non mi consola.
Fa lo stesso. Io sto male lo stesso. Ma che cazzo, ma potrò star comunque male?
Mi sto disgregando, anche se faccio del mio meglio.

giovedì 16 aprile 2020

Un dentino. E il mio letto, mamma.

Un dentino.
Il PRIMO dentino.
Topo ha perso il primo dentino.
E' cominciata due giorni fa, quando è arrivato da me dicendo: Non arrabbiarti mamma, ma forse mi sono rotto un dente.
E poi ha aperto la bocca. E dietro a un incisivo, un po' storto, stava spuntando un altro dente.
E l'incisivo dondolava.
Poi oggi, mangiando un biscotto...tac.
Il dentino è caduto.
E ora ha la finestrella in bocca e aspetta la fatina dei denti.
Io in realtà non ho mai avuto alcuna fatina, ma il Filosofo ha provveduto a imbastirne la storia.
D'altra parte, come lui mi ricorda spesso, la mia infanzia
dickensiana fa sì che io abbia alcune lacune 😃.
Comunque sia, insomma...diventiamo grandi, no?
Voglio dire, cadono i dentini, l'altezza aumenta a dismisura, le domande pure...e poi...cadono i denti, cavolo!!!
Non ero pronta, non del tutto insomma.
Crescono. Crescono velocemente.
Da quanto Patato dorme da solo? Mica tanto, no???
Eppure le prime notti veniva spesso da noi, con il suo Winnie Pooh sottobraccio. E si addormentava nel lettone.
L'altra notte, erano le 5 di mattina. E' arrivato perchè doveva fare pipì, e io in preda a un momento di coccolosità acuta dopo me lo sono portato nel lettone. Pensando va beh dai, due orette insieme che vuoi che sia.
E invece no.
Mamma. Mamma? Voglio andare nel mio letto.Ah, ok. E si stava già avviando. Poi mi ha chiesto di accompagnarlo, ma insomma.
Crescono.
Bisogna che ci faccia l'abitudine.


lunedì 6 aprile 2020

Crescere insieme

Il grande ha compiuto 5 anni a metà marzo. Il piccolo farà i 3 a metà agosto.

Fratelli.

A volte, ancora, quando dico "i miei figli" o "tuo fratello" o "suo fratello" ho un attimo di esitazione. Come se mi aspettassi che saltasse fuori qualcuno a dirmi "hey hey non barare, figli?! Fratelli?! Che dici!".
Non lo so perchè. Non ho ancora superato il passato? Non del tutto, direi.
Poi sono anche figlia unica, e cresciuta in mezzo ad adulti e vecchi.
Sarà per quello che mi fa ancora strano?
Boh.

A volte li guardo quando sono insieme, li sbircio di sottecchi e mi chiedo come sia, essere fratelli.
Un po' me lo insegnano loro.

E' tanto, essere fratelli: si è fratelli sempre, e in tanti modi.
Li vedo, il grande che fa finta di niente ma è contento quando il piccolo lo imita in tutto e lo prende a fulgido esempio di ogni umana genialità.
Il piccolo che deve fare TUTTO quello che fa l'altro, soprattutto se spericolato.
Hanno due caratteri un po' diversi, il grande istrionico e sensibile, il piccolo testardo e curiosissimo.
Si cercano molto, sempre di più: prima era soprattutto Patato a correre dietro al fratellone, adesso anche l'altro chiama il fratellino per giocare e combinare guai.

Giocano insieme, il miracolo si sta realizzando.
Non per ore, eh, ma a giri di 15-30 minuti alla volta.
Costruiscono capanne, soprattutto. Creano mini comunità di peluche in cui loro sono i fratelli /genitori/accuditori dei loro cuccioli.
A volte vanno anche a caccia di mostri.

Capita spesso che il grande, magnifico costruttore di impalcature incredibili di lego, si infuri perchè l'altro è un perfetto guastatore quando ci mette.
ma di solito il mio perentorio "non picchiare tuo fratello" è rivolto al piccolo.
Per il resto, hanno ancora competenze molto diverse, anche se entrambi sono super chiacchieroni e desiderosi di molte molte moltissime attenzioni.

Patato balla tantissimo e canta e vuole suonare (sì, ho ceduto e presto arriverà un mini ukulele), Topo vuole costruire ingegneristiche architetture, raccontare storie incredibili e sapere nei dettagli in che modo dovrebbe mai funzionare una macchina del tempo visto che il tempo va avanti e non indietro e tornare indietro significherebbe che  noi esistiamo anche indietro ma non è possibile perchè saremmo doppi (tutto questo senza mai prendere fiato).

Topo ha cominciato a dormire da solo nella sua camera a 3 anni e mezzo, Patato invece ha cominciato da paio di settimane, un po' prima rispetto al fratello...sempre tardi rispetto a quei bambini che dormono da soli dal primo giorno di vita.
ma insomma...a me a dire il vero tenermelo di fianco andava bene, lo ammetto.
E devo dire che credevo andasse peggio, e invece...
E invece la sera lo metto a letto, e lui pigola e canta e discute finchè non arriva il fratello a dargli un bacio.
poi sentiamo Topo che fa le scale del letto a ponte, e quando si sdraia sopra le nostre teste Patato lo chiama, per dirgli che gli vuole tanto bene.
E l'altro risponde anch'io. E poi chiama lui, per dare la buonanotte. E alla fine si placano entrambi. Per un po', perchè, di notte ci sono pipì, risvegli e altro.
ma insomma, va bene.
Qualche volta, Topo si sveglia da un incubo. E se prima chiamava, ora ha cominciato a scendere le scale e intrufolarsi nel letto del fratello. E li trovo la mattina, addormentati con le teste vicine.
Altre volte verso le 6 me ne trovo uno o due nel letto, co winnie pooh e goldrake di peluche, pure.
E allora la faccenda si fa un po' affollata, in effetti.
Ma se fossero questi i problemi...


venerdì 3 aprile 2020

Quotidianità

C'è una quotidianità fatta di routine che si ripetono, più o meno rigide.
Io sono quella rigida, anche se preferisco rigorosa.
Lo faccio per i bambini, ma anche molto per me stessa, perchè sto cominciando ad incrinarmi...e non posso permettermelo.
Ci sono i momenti duri, quelli in cui vorrei solo scappare lontanissimo e urlare, come nella versione cupa di un film di Fantozzi. Ricordo la scena del pomodorino..o qualcosa di simile. Ecco. Una cosa così.
Non posso permettermi neanche questo, perchè se faccio tanto di allontanarmi per andare in bagno, mi stanano subito anche lì.
Ci sono momenti in cui faccio e ricevo telefonate, soprattutto legate al lavoro, da colleghe che si sentono soverchiate dalla tecnologica, che fare didattica online alla scuola dell'infanzia è abbastanza straniante di suo...
E ci sono le video lezioni, i messaggi, i powerpoint e tutto quanto, preparati quasi di nascosto strappando i momenti qua e là.
Poi c'è qualche telefonata diversa, mamme, di solito, di amichetti dei bambini. Persone con cui non sono mai stata in confidenza, che forse chissà se rivedrò mai...che mi chiamano e dopo un po' le sento che piangono.
Perchè sono stanche, perchè non sanno come fare con i soldi, o con il lavoro da casa, o con i bambini, o con il marito, o con tutto insieme.
C'è una quotidianità di crisi che è sempre più importante.
Io non so bene in che modo andare avanti, mi aggrappo alla routine, alla pseudo normalità che ci siamo costruiti intorno. E cerco di non chiedermi troppo spesso chi saremo quando finirà. Nè quando mai finirà.