giovedì 12 gennaio 2017

La depressione. Il fiume gelato. i guanti.

Credo che D. F. Wallace sia il mio scrittore preferito.
C'entrerà il fatto che come ha descritto lui la depressione non l'ha fatto nessuno?
Per dire, basta leggere, per esempio, Il pianeta Trillafon in relazione alla Cosa Brutta. Per dire.
Comunque sia è il mio scrittore del cuore. E del cervello.
E in questi giorni l'ho pensato parecchio.
La depressione, quella vera, non un generico "oggi sono giù", fa parte della mia famiglia da generazioni.
Ci sono state pause.
Poi, qualche giorno fa, R. si è annegata.
Era una mattina piuttosto fredda. Di quelle in cui alle 9 la temperatura è sotto zero.
Lei ha salutato i figli, ha detto che usciva per andare in posta e a prendere il pane.
Si è messa i guanti. Perchè faceva freddo sul serio.
Poi è uscita.
Ma non ha girato a sinistra. Verso la posta.
E' andata di là, dalla parte del fiume.
Che in questi giorni, lì oltre il ponte, è tutto ghiacciato e sembra una strada bianca.
Ha appoggiato la borsa sul rivale.
E poi?
Forse è scesa piano, o forse si è lasciata cadere.
Il fiume non è profondo, in questi giorni. Ma credo sia abbastanza freddo da provocare uno shock termico. Sufficiente per perdere i sensi. Credo. Non lo so.
Quando il marito l'ha trovata stava lì a faccia in giù nell'acqua.
Non si è neanche tolta i guanti. Dopotutto faceva freddo, l'altra mattina.

martedì 10 gennaio 2017

Passare il testimone

In bagno c'è una piccola scatola con le medicine. E sotto ce n'è un'altra. ancora più piccola.
La scatola delle medicine speciali, le mie. Quelle della PMA.
Ieri ho finalmente preso la scatolina e ho estratto tutte quelle scatoline. Mi sono rimaste alcune scatole di progynova, progesterone e anche il decadron mi sembra.
Scadranno nel 2018. Evidentemente, all'ultimo giro, la dottoressa mi aveva fatto delle ricette troppo abbondanti.
E adesso queste scatole intonse sono state messe in una busta.
E tra una decina di giorni lasceranno casa mia e torneranno nello studio della dottoressa.
A me non servono più.
Nel bene e nel male, qualunque sarà il mio futuro, il mio percorso con la PMA è finito.
Me ne sono resa conto questa estate, dopo l'ultima fecondazione che ha avuto come esito un aborto spontaneo precoce.
Ho sofferto molto durante la cura, non l'ho vissuta bene ed è stato tutto troppo duro e faticoso.
In pratica mi sono accorta che per me non valeva più la pena.
Per arrivare a Topo sono stata disposta ad affrontare tutto, la fobia degli aghi, il dolore, la paura, i tentativi, le punture infinite, i colloqui, i viaggi su e giù, le terapie. TUTTO.
Poi lui è arrivato e tutto è cambiato.
Il desiderio del secondo figlio è qualcosa di strano, che sento e che mi spaventa insieme.
una lunga questione.
Ma è una questione diversa.
Non sono più disposta a tutto. Ora la mia vita ha raggiunto un grado di complessità e di COMPLETEZZA che non avrei mai creduto possibile.
E' tutto diverso. io sono diversa.
E non c'è più posto per questi farmaci, nella mia vita diversa.
Ricordo che a una delle prime visite, la dottoressa mi diede una scatola con un farmaco, dicendomi: questa te la dò io, così non devi comprarla. E' di una mia paziente, me l'ha portata perchè non le serve più, finalmente è incinta.
E io ricordo di aver guardato quella scatolina pensando che una donna ce l'aveva fatta.
Ora mi fa piacere pensare che le mie scatoline possano servire a qualcun altro.
Che di nuovo la dottoressa possa dire "questa te la dà io...".
E' come se ci fosse un piccolissimo circolo virtuoso di cui anch'io posso fare parte.
I "miei" farmaci non sono miracolosi, non è detto che facciano parte del tentativo giusto di chi li riceverà, ma è comunque bello pensare che tutto vada avanti.
Io sarò sempre una mamma grazie alla pma e non smetterò di parlarne e di parlarne e di parlarne, per far sì che sempre meno donne si sentano sole in questo percorso e lo vivano con vergogna.
Ma non farò più altri tentativi di fecondazione assistita.
Anche questo è andare avanti.


mercoledì 4 gennaio 2017

I nonni. Perchè a quanto pare la famiglia italiana si regge sui nonni..o no?

Dov'è che l'ho letta, sta cosa?
Non mi ricordo più. Comunque era un articolo di giornale, di qualche tempo fa. Diceva, in estrema sintesi, che in Italia senza nonni non si sta. Che i nonni ti crescono il pupo, te lo tengono se sta male, ti risparmiano i soldi di nido e babysitter, ti fanno da mangiare e te lo portano pure in vacanza.
In Italia.
Come mi dice chi si è trasferito all'estero, la realtà italiana è in effetti particolare, rispetto ad altre: in Inghilterra, tanto per fare un esempio che ho ricevuto di recente, i nonni, o in generale le persone con figli grandi...si fanno molto i cazzi loro. La loro vita. Le loro cose. Non è che stanno sempre lì dietro ai figli e ai nipoti e ai bisnipoti.
Il che non mi sembra mica sbagliato. Voglio dire, dove sta scritto che il nonno deve abdicare alla sua vita per stare dietro al nipote?
Eppure...eppure quando sono diventata mamma...il mio lato egoista si è risvegliato. E un po' di aiuto me lo aspettavo. Come di diritto. Lo ammetto.
Non è mica una cosa bella, lo so, eppure ero partita con l'idea, tutta nella mia testa peraltro, che i nonni "ci sarebbero stati." E basta.
In realtà partivo da una realtà famigliare con mio babbo che da sempre proclamava il suo desiderio di nonnitudine. E con mia suocera che aveva cresciuto praticamente da sola e totalmente i due nipoti, figli di mia cognata.
Nella mia testa quindi la nonna era una super nonna. E il nonno lo era potenzialmente.
Poi è nato il Topo.
E mia suocera è venuta a trovarci due volte, abitando a 30 km, in 6 mesi. Poi mai più. Si è proposta di aiutarci, ma solo se le avessimo portato lì il bimbo, e solo se non l'avessimo lasciata da sola.
In pratica non se la sente più di occuparsi di piccoli. Nè neonati, nè toddlers, nè un cavolo.
Sì. Ci sono rimasta un po' male. Ma poi ci ho fatto l'abitudine. Per un po' ho pensato che considerasse questo nipote di serie b (sì, pensiero del cazzo...ma non ho mai detto di essere la regina del buonsenso).
Mia madre lasciamo perdere, non è fisicamente in grado di occuparsi di un bimbo, e le sue interazioni con Topo sono imbarazzanti dal punto di vista emotivo-relazionale.
Deve avere completamente disimparato a gestire un bimbo piccolo, o semplicemente replica su di lui le modalità che aveva con me, cioè ricatti psicologici e sensi di colpa, che mi fanno incazzare come una bestia.
Nessuno le ha impedito di devastare me, mio figlio col cazzo, se permetti. E lo so che lo fai senza accorgertene e che gli vuoi bene, ma non mi interessa. Non te lo permetto.
Resta mio padre. Colui su cui contavo di brutto.
Mio padre è stato presente, persino invadente, nei primissimi mesi. Quando in realtà io avevo bisogno solo di pace. E di riposo. e di qualcuno che magari mi cucinasse da mangiare, mica altro.
Ora che Topo è vispo, vivace, follemente motorio e chiacchierone...e adora il suo nonno, mio padre si è di molto tirato indietro.
In questi giorni ho avuto bisogno di lui. Di solito cerco di non stressarlo troppo, gli chiedo di tenere Topo solo se proprio ci sono circostanze strane, di solito non capita più di un paio d'ore in una decina di giorni.
Ma questa settimana avevo davvero bisogno. Gli ho chiesto 2 ore al giorno. Per 4 giorni. Di seguito.
in effetti, un impegno.
Abbiamo contrattato. Alla fine ha acconsentito. 3 giorni.
E poi ha aggiunto, stile memento mori: guarda, adesso io sono al massimo della disponibilità, ricordati che presto inizia il momento della campagna però...
Il momento della campagna significa il momento in cui, verso marzo, deve occuparsi del suo pezzo di terra. che da marzo, appunto, a novembre, lo occuperà 20 ore su 24.
Perchè questa terra è il suo hobby, la sua occupazione, il suo orgoglio. Deve zappare, fresare, seminare, potare, annaffiare, concimare.
Se io ho bisogno posso anche attaccarmi.
Perchè ci resto male? Non lo so. Penso, se ci penso, che sia tutto diritto suo avere la sua vita. Eppure qualcosa mi rode.
A rifletterci, mi rode un po' il fatto che quando, ai 10 mesi del Topo, l'ho inserito al nido, mi è stato detto dai miei genitori che era una spesa inutile, che dovevo consultarmi con loro perchè potevano tenerlo loro mentre io lavoravo.
E mi rode anche che l'altro giorno, sentendomi parlare al telefono con una babysitter, mia madre abbia avuto da ridire sul fatto che non avevo chiesto a mio padre di tenere il bimbo. Considerando che in realtà gliel'avevo chiesto. E lui non poteva. Ma questo lei non lo sapeva.
Ora...mi chiedo...ma se voi nonni potete avere la vostra vita...perchè poi dovete mettere becco nella mia?
Perchè devi farmi mille paranoie e critiche sulle mie scelte?
Era troppo piccolo per il nido (stronzata), avrebbe sofferto un sacco (stronzata), sarebbe stato meglio a casa (e con chi? comunque, stronzata)....
Io non so, quella ricerca lì che avevo trovato sul giornale, su quali nonni si sia basata.
Sicuramente non su quelli "miei".
Vedremo poi, in futuro, come organizzerò tutto quanto, ma sicuramente in questi mesi ho imparato che no, la famiglia non si regge sui nonni. E per fortuna.