Il nostro primo
incontro è stato l’estate 2017. O forse la primavera, non sono
sicura del mese.
Perchè le cose
erano cominciate prima, ma io non me ne ero accorta.
E di questo
mi sento in colpa, anche se mi rendo conto che non si può sapere
tutto.
Però non posso non
pensare che avrei dovuto sapere capire intuire indovinare.
Insomma, era estate,
l’estate dei due anni di Topo, e lui correva nel parco qua e là, e
andava svelto già con la sua biciclettina.
E non si fermava,
quando lo chiamavo. Dovevo urlare.
E ripetere le cose un mucchio
di volte.
Non era mica l’unico, eh?
Solo che davvero,
c’era da strillare.
E a volte sembrava che mi prendesse in
giro. Che ci prendesse in giro. Perchè chiedeva di ripetere, come se
non stesse mai ad ascoltarti quando gli parlavi.
E parlava
tantissimo. Ma non bene. Conosceva un sacco di parole, ma i suoi
discorsi si capivano a fatica. Capiva tutto, alla seconda o terza
volta in cui gli ripetevi.
Una sera, in casa c’era silenzio. E
al suo terzo “eh?” di fronte a una frase normalissima e breve, si
è avvicinato a me. Avvicinato guardandomi in faccia, guardandomi le
labbra.
E io e il Filosofo finalmente abbiamo aperto gli
occhi.
O meglio, è stato il Filosofo, che per un attimo si è
innervosito all’ennesimo dover ripetere e poi si è chiesto “ma
non è che NON SENTE???”.
E così abbiamo cominciato le prove
casalinghe. Parlargli standogli di fianco o alle spalle. Usare toni
di voce diversi.
E sembrava che avessimo ragione. Non sentiva.
A
questo punto era settembre 2017, con qnche un minuscolo Patatp appena arrivato e il caos e tutto quel che ne consegue.
Abbiamo chiesto alla
pediatra una visita. Le abbiamo spiegato i dubbi.
Ha detto di
fare delle indagine.
L’esame da fare si chiama ESAME
AUDIOMETRICO CONDIZIONATO INFANTILE.
Ho cominciato a
telefonare.
L’ASL qui non lo
fa.
La pediatra dice di provare con medici privati.
Li
chiamo TUTTI. Nessuno tratta bambini così piccoli, l’esame per i
bambini richiede un tipo di attrezzatura speciale, perché l’esame
va fatto con la collaborazione del bambino e non è una cosa da poco,
con bambini sono i tre anni.
Continuo a telefonare.
Telefono
al cup regionale. Mi dicono, dopo lunghi minuti, di attendere. Mi
passano un numero. Telefono. Mi dicono che non è quello giusto. Di
chiamare il Sant’Orsola. Chiamo. arriviamo quasi alla prenotazione
poi mi dicono “lei non risiede a Bologna. non facciamo prenotare
chi non risiede a Bologna. Chiami la libera professione”.
Chiamo.
Mi
dicono che questo esame non esiste. Mi metto a piangere al telefono.
Esasperata. Mi dicono che l’esame in libera professione non lo
prenotano, di chiamare il Cup regionale.
Torno dalla pediatra.
Mi dice di insistere a chiamare Bologna.
Richiamo, risultati
zero, se non sei di Bologna puoi morire.
Chiamo ancora tutti i
privati, anche a Bologna. Nessuno.
Alla fine mi sposto, chiamo
ancora, ma altrove. Ecco, troviamo un ospedale che fa questo esame.
Appuntamento un mese dopo.
Aspettiamo il mese.
Con una paura terribile di scoprire cose terribili.
Appuntamento alle
9.30 del mattino. Lascio un minuscolo Patato con suo padre e io e
Topo partiamo.
In ospedale gli
dicono che gli faranno un piccolo esame non doloroso. Ok. Gli fanno
male, ma dicono che capita. Lui si consola, aspettiamo
ancora.
Finalmente l’esame audiometrico, occorre la sua
collaborazione e Topo è bravissimo. Collabora, è paziente, è
attento.
Risultati:
TIMPANOGRAMMA BILATERALMENTE PIATTO. PERDITA DI UDITO DI CIRCA IL
40%.
Dobbiamo passare
dall’otorino.
Sono le 10.45 e Topo è stanco.
L’otorino
SI DIMENTICA di noi. Alle 12.30 stremata blocco la tizia che fa la
prima accoglienza, la quale mi dice che l’otorino...boh...era
uscito per un caffè. Lo chiamano. si era dimenticato ed era andato a
fare i cazzi suoi a pranzo.
Torna, scocciato.
Dice a Topo di
pazientare. Topo pazienta.
Poi gli infilano nel
naso il tubo per la FIBROSCOPIA.
E all’inizio tutto
bene, poi comincia a urlare perché gli fa male e io devo sdraiarmi
SOPRA DI LUI praticamente, per tenerlo giù. Mentre implora di
smettere.
Un momento
lunghissimo e orribile.
Diagnosi finale, SORDITA’ RINOGENA.
Cure...cure termali,
lavaggi, aerosol, ma se non migliora bisognerà capire se operare
alle adenoidi o che cazzo di altro fare per la sordità.
A questo punto
abbiamo fatto le cure termali..la cura col cortisone e tutto il
resto.
Dopo due mesi di
nuovo esami e test audiometrico.
Timpanogramma piatto
bilaterale. Sordità uguale.
Nel frattempo Topo
parla parla ma non sentendo...parla male. L’otorino ci dice che
Topo è un miracolo di bravura, a parlare tanto nonostante il sentire
così male.
Sento una logopedista (col parere contrario di mia
suocera...a cui mio marito l’ha detto...perchè secondo lei “lui
è intelligente e può fare da solo”).
La logopedista lo vede.
Lo ascolta. Lo testa.
Mi dice, anche lei,
che visti i suoi test, Topo è bravissimo. Grazie, mamma commossa.
Mi
dice anche che Topo ha bisogno di tanto lavoro, che gli mancano tanti
fonemi. che bisogna lavorare già ora perché se no resterà troppo
indietro poi.
Non esco serena da
questo incontro.
Chissà che mi pensavo...forse che mi avrebbe
detto che in realtà il problema era minimo, niente di che, signora
lei esagera.
Mi sono sentita una merda, una madre del cazzo che
non sa proteggere suo figlio e capire quando ha bisogno di aiuto.
Ma tant’è. Serve
logopedia.
Mi sono attivata. Ci siamo attivati: abbiamo trovato i
soldi, incastrato i tempi e cominciato.
Topo è sempre stato
molto bravo e molto collaborativo, devo dire.
E nell’arco di
un paio di mesi abbiamo visto grandi miglioramenti.
Poi abbiamo rifatto
le cure termali, e nel frattempo c’è stato il corso di “musica e
movimento”, frequentato solo grazie agli angeli custodi di questo
blog!
Anche quello è stato utilissimo perché lo ha aiutato a
concentrarsi nel sentire e nell’ascoltare, oltre che ad articolare
alcuni suoni giocando.
Meraviglioso.
Dopodichè...tra
malattie varie, nuovo ciclo di cure termali.
Stavolta con anche
il politzer, che Topo ha affrontato senza neanche una lacrima (e qui
è stata l’infermiera a dirmi stupita questa cosa, che niente
lacrime meritava grande stupore per il fastidio che dà).
Topo è
sempre estremamente collaborativo con i dottori, forse il suo
imprinting neonatale con l’UTIN e tutto il resto gli ha lasciato
l’idea che con i medici bisogna averci a che fare e non si scappa,
non so.
E finalmente
ennesimo test audiometrico...che dice...evvivaaaa, Topo ha recuperato
molta parte dell’udito. Il timpanogramma da un lato è piatto,
dall’altro si muove ma non è la curva giusta. Ma ci arriveremo, e
intanto ci godiamo il fatto che sente meglio.
E che, a sentire
la logopedista, ancora 2 o 3 incontri e poi possiamo interrompere
perché sta andando benissimo.
E’ una storia in
divenire, adesso con gli ultimi cambi di clima si è raffreddato e di
nuovo sente meno, ma adesso sappiamo come muoverci e come aggredire
il catarro.
E sappiamo come
lavorare sul linguaggio (ormai parla quasi chiaramente del
tutto..soprattutto se non ha troppa fretta. E parla tantissimo, come
sempre!).
Non so quando
potremo dirci davvero fuori da questo discorso della sordità
rinogena, ma da quando abbiamo cominciato ad affrontare la cosa mi
sono sentita meglio. Odiavo il senso di impotenza.
Che altro
dire.
Che a volte non si nota subito.
Che a volte noi
insegnanti ce ne accorgiamo (mi è capitato quest’anno) che i bimbi
hanno già 4 o 5 anni, che qualcosa non torna nel linguaggio. E
magari è proprio legato, all’origine, alla sordità rinogena.
Che quando si hanno
dubbi è meglio insistere un po’ con la pediatra o il pediatra, e
magari farsi prescrivere un test audiometrico (anche se è un’odissea
averlo, insistete).
Che a volte non è
che una madre è sempre una demente apprensiva.
Che un bambino a
quasi tre anni capisce benissimo se qualcosa non va e se glielo si
spiega, che deve andare dalla logopedista perché lei sa come si
dicono bene tutte le parole, poi lui ci va anche contento, perché
vuole farsi capire quando parla.
Che adesso, anche
quando ci sono le ricadute, le cose vanno meglio in questo senso e
per me è una gioia infinita.