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martedì 18 maggio 2021

Luce nel tunnel? O il solito treno in galleria...

 Mi domando se ciò che percepisco, alle volte, sia la sensazione di luce in fondo al tunnel. O se sia invece il treno che ci avanza dentro, al tunnel, venendo proprio verso la mia faccia.
Tra lockdown e "semplice" passare del tempo, i bambini crescono, diventano sempre più fratelli e sempre più diversi tra loro.
Il grande che ama i robot e la magia, e il piccolo che quando si fa male stringe i denti e riparte subito.
Il grande  che si offende e recrimina per ore, il piccolo che dice "è stato dado" anche quando l'ho visto chiaramente rovesciare l'acqua per terra.
Il grande che a settembre inizia la primaria, il piccolo che a 3 anni e mezzo non vuole essere accompagnato a scuola, ma vuole che io resti al cancellone mentre lui se ne va da solo alla sua sezione, ovviamente la più lontana.


Loro crescono. Cambiano.
Io non cresco più, se non di peso (grazie tiroide).
Io invecchio, con una certa velocità tra l'altro. Sarà che ho sempre dimostrato meno anni, ma adesso mi sto mettendo in pari eccome.


Sarà che comunque il coronavirus ci ha portato a vivere un anno e mezzo che non mi sarei mai aspettata, un anno che è stato tutto un'attesa e un aspettare che passasse, ma mi sembra che ci sia una specie di tunnel intorno a me.
E io ci cammino dentro, e mi sembra di vedere un po' di luce in fondo.
A volte mi sembra impossibile pensare alla vita di prima,e alla vita "dopo" il virus, e vorrei essere più fiduciosa, e meno arrabbiata, e meno esasperata e meno tutto.
non lo so.
mi domando se sia luce che vedo, o un treno. O l'ennesima illusione.
Nel frattempo domani ho la seconda dose di vaccino.
Si va avanti.

venerdì 24 luglio 2020

la fine del nido. E di un'epoca.

Quando Topo concluse il nido, io ero tranquillissima.
Sarà che le cose si sono concluse un po' freddine, per via di mancanza di professionalità della titolare, sarà che avevo Patato piccolino da gestire e che Topo a 3 anni e mezzo era prontissimo per andare.
Sarà che quest'anno il nido lo abbiamo vissuto poco, sarà che Patato deve ancora fare 3 anni ed è pure così bassetto rispetto al suo fratellone lunghissimo che pare più piccolo.
Sarà che le educatrici mi hanno dato la scatola con dei lavori bellissimi, sarà...
Sarà che è il mio ULTIMO asilo nido, e sarà che col nido si chiude una fase importante di prima infanzia.
Patato comincerà la SCUOLA dell'infanzia, e io ci lavoro e lo so che è diverso.
Cambia tutto. Non sarà più nell'ambiente "nidoso" dell'asilo nido (i nomi sono molto rappresentantivi in questo caso), ma sarà a scuola.
E' tutto diverso, per lui....e per me che ora...non so...mi sento come se davvero si chiudesse un'epoca importante.
Sarà questo e quello, sarà anche che nella mia vita personale stanno cambiando irreversibilmente alcune cose.
Ma insomma. Ho lasciato Patato, ho preso la scatola. Sono arrivata in macchina, l'ho aperta. E sono scoppiata a piangere. Ecco.

giovedì 16 aprile 2020

Un dentino. E il mio letto, mamma.

Un dentino.
Il PRIMO dentino.
Topo ha perso il primo dentino.
E' cominciata due giorni fa, quando è arrivato da me dicendo: Non arrabbiarti mamma, ma forse mi sono rotto un dente.
E poi ha aperto la bocca. E dietro a un incisivo, un po' storto, stava spuntando un altro dente.
E l'incisivo dondolava.
Poi oggi, mangiando un biscotto...tac.
Il dentino è caduto.
E ora ha la finestrella in bocca e aspetta la fatina dei denti.
Io in realtà non ho mai avuto alcuna fatina, ma il Filosofo ha provveduto a imbastirne la storia.
D'altra parte, come lui mi ricorda spesso, la mia infanzia
dickensiana fa sì che io abbia alcune lacune 😃.
Comunque sia, insomma...diventiamo grandi, no?
Voglio dire, cadono i dentini, l'altezza aumenta a dismisura, le domande pure...e poi...cadono i denti, cavolo!!!
Non ero pronta, non del tutto insomma.
Crescono. Crescono velocemente.
Da quanto Patato dorme da solo? Mica tanto, no???
Eppure le prime notti veniva spesso da noi, con il suo Winnie Pooh sottobraccio. E si addormentava nel lettone.
L'altra notte, erano le 5 di mattina. E' arrivato perchè doveva fare pipì, e io in preda a un momento di coccolosità acuta dopo me lo sono portato nel lettone. Pensando va beh dai, due orette insieme che vuoi che sia.
E invece no.
Mamma. Mamma? Voglio andare nel mio letto.Ah, ok. E si stava già avviando. Poi mi ha chiesto di accompagnarlo, ma insomma.
Crescono.
Bisogna che ci faccia l'abitudine.


lunedì 6 aprile 2020

Crescere insieme

Il grande ha compiuto 5 anni a metà marzo. Il piccolo farà i 3 a metà agosto.

Fratelli.

A volte, ancora, quando dico "i miei figli" o "tuo fratello" o "suo fratello" ho un attimo di esitazione. Come se mi aspettassi che saltasse fuori qualcuno a dirmi "hey hey non barare, figli?! Fratelli?! Che dici!".
Non lo so perchè. Non ho ancora superato il passato? Non del tutto, direi.
Poi sono anche figlia unica, e cresciuta in mezzo ad adulti e vecchi.
Sarà per quello che mi fa ancora strano?
Boh.

A volte li guardo quando sono insieme, li sbircio di sottecchi e mi chiedo come sia, essere fratelli.
Un po' me lo insegnano loro.

E' tanto, essere fratelli: si è fratelli sempre, e in tanti modi.
Li vedo, il grande che fa finta di niente ma è contento quando il piccolo lo imita in tutto e lo prende a fulgido esempio di ogni umana genialità.
Il piccolo che deve fare TUTTO quello che fa l'altro, soprattutto se spericolato.
Hanno due caratteri un po' diversi, il grande istrionico e sensibile, il piccolo testardo e curiosissimo.
Si cercano molto, sempre di più: prima era soprattutto Patato a correre dietro al fratellone, adesso anche l'altro chiama il fratellino per giocare e combinare guai.

Giocano insieme, il miracolo si sta realizzando.
Non per ore, eh, ma a giri di 15-30 minuti alla volta.
Costruiscono capanne, soprattutto. Creano mini comunità di peluche in cui loro sono i fratelli /genitori/accuditori dei loro cuccioli.
A volte vanno anche a caccia di mostri.

Capita spesso che il grande, magnifico costruttore di impalcature incredibili di lego, si infuri perchè l'altro è un perfetto guastatore quando ci mette.
ma di solito il mio perentorio "non picchiare tuo fratello" è rivolto al piccolo.
Per il resto, hanno ancora competenze molto diverse, anche se entrambi sono super chiacchieroni e desiderosi di molte molte moltissime attenzioni.

Patato balla tantissimo e canta e vuole suonare (sì, ho ceduto e presto arriverà un mini ukulele), Topo vuole costruire ingegneristiche architetture, raccontare storie incredibili e sapere nei dettagli in che modo dovrebbe mai funzionare una macchina del tempo visto che il tempo va avanti e non indietro e tornare indietro significherebbe che  noi esistiamo anche indietro ma non è possibile perchè saremmo doppi (tutto questo senza mai prendere fiato).

Topo ha cominciato a dormire da solo nella sua camera a 3 anni e mezzo, Patato invece ha cominciato da paio di settimane, un po' prima rispetto al fratello...sempre tardi rispetto a quei bambini che dormono da soli dal primo giorno di vita.
ma insomma...a me a dire il vero tenermelo di fianco andava bene, lo ammetto.
E devo dire che credevo andasse peggio, e invece...
E invece la sera lo metto a letto, e lui pigola e canta e discute finchè non arriva il fratello a dargli un bacio.
poi sentiamo Topo che fa le scale del letto a ponte, e quando si sdraia sopra le nostre teste Patato lo chiama, per dirgli che gli vuole tanto bene.
E l'altro risponde anch'io. E poi chiama lui, per dare la buonanotte. E alla fine si placano entrambi. Per un po', perchè, di notte ci sono pipì, risvegli e altro.
ma insomma, va bene.
Qualche volta, Topo si sveglia da un incubo. E se prima chiamava, ora ha cominciato a scendere le scale e intrufolarsi nel letto del fratello. E li trovo la mattina, addormentati con le teste vicine.
Altre volte verso le 6 me ne trovo uno o due nel letto, co winnie pooh e goldrake di peluche, pure.
E allora la faccenda si fa un po' affollata, in effetti.
Ma se fossero questi i problemi...


venerdì 28 febbraio 2020

addosso

In questi giorni ho addosso un senso pieno di stanchezza.
Con strane sfumature di solitudine.
Anche se in casa siamo 4.
Anche se ho sempre qualcuno addosso, davanti, dietro, in braccio che mi chiama che mi strilla che mi chiede che mi ordina.
Sono molto stanca. Molto provata da molte cose.
Vorrei essere più centrata, più equilibrata, più capace.
Meno nervosa, meno impaziente, meno fragile.
Sono il genitore severo, sono la maestra severa, sono una persona così severa e rigida? Non credevo.
A volte, a volte, lo sono anche in reazione: è un ruolo che qualcuno deve avere, o no? Non lo so.
So che sono anche quella stanca, molto stanca.
Non so quando riapriranno le scuole, e la mia scuola nel ghetto cittadino non lascia certo tranquilli quanto ad andirivieni di gente da ovunque, con conseguenti possibili spostamenti di virus vari da ovunque, appunto.
Sono molto stanca. Sono troppo stanca.
Domani faccio le analisi del sangue, anche questo è aver cura di me.
Sto sistemando i denti, anche se incapsulato uno ecco che salta fuori l'altro e mi viene da piangere.
Il dolore, alle volte, il costo, il tempo da dedicare.
Quei preziosi scampoli di tempo solo mio...ecco che ora vanno tutti offerti al dentista, incastrato nei miseri tempi morti.
E' come una ciliegia amara su una torta già traballante.
Mi sembra enorme, più che una ciliegia un macigno, e mi mancano le forze.
Non aiutano le giornate forzatamente a casa per tutti, così, in questa convivenza resa poco serena dalle biblioteche semi chiuse, dalle piscine scomparse, da tutto quanto aiutava a distrarre i bambini.
Ho deciso di preparare uno schema delle attività della giornata, sulla falsariga di quello che uso a scuola.
Vedrò cosa ne verrà fuori. Sicuramente Topo parteciperà alla creazione, e Patato tenterà di distruggere tutto.
Sono convinta di farlo per i bambini..ma sotto sotto lo so, che è un modo per rasserenare anche me.

P.s. Tra 15 giorni il grande fa 5 anni. che roba incredible.
Ca va sans dire che la sua festa di compleanno, già semi organizzata, va a ramengo. Rimedieremo più avanti, a questo.

sabato 4 gennaio 2020

addio passeggino addio

Complice questo inverno troppo mite, si sta fuori casa più di quanto pensassi.
E quindi...passeggiate, uscite, momenti al parco vicino casa. Quale momento migliore per dire addio, dopo 5 anni di onorato servizio, al passeggino?
E' stato uno dei pochi acquisti fatti nuovi nuovi quando stava per nascere Topo.
Ha la sua navicella (usata ben poco) e il passeggino vero e proprio (sfruttato parecchio).
Quando Topo aveva poco più di due anni e Patato sarebbe nato di lì a 3 mesi, io e il Filosofo abbiamo deciso che il passeggino sarebbe servito al nuovo piccolo di casa.
E così, colui che da quel momento sarebbe diventato il figlio grande, nè è stato abbastanza rapidamente sfrattato.
Non da un giorno all'altro, ma abbastanza in fretta. Non volevamo farlo a ridosso dell'arrivo di Patato, e così abbiamo anticipato un po'.
Ora Patato ha poco più di due anni, proprio come il fratello allora. E anche se NON arriveranno nuovi piccoli in casa..perchè fare discrimazioni? :-).
E quindi...via il passeggino per tutti. Anche perchè in effetti da dopo l'estate l'abbiamo usato davvero poco.
Alla fine è più che altro un ingombro in garage, visto che ormai se si esce si cammina tutti, e piuttosto,. in caso di viaggio in auto, nel bagagliaio ci mettiamo le loro bici.
Si chiude un'altra epoca, con questo passaggio.
Sarà che l'abbiamo comprato che io avevo il pancione tanto desiderato e faticosamente raggiunto, sarà che appunto, è stato il nostro unico acquisto, tolte un paio di tutine e qualche pantalone (e quintali di pannolini....), ma me lo ricordo bene.
Ricordo la macchina vecchia, col bagagliaio troppo piccolo e noi che incastrammo un pezzo sul sedile di dietro, pensando a quando lì il posto sarebbe stato occupato dall'ovetto.
Sono passati cinque anni. Era inverno anche allora, e Topo sarebbe nato un paio di mesi dopo.
E il tempo è volato, ragazzi se è volato.

giovedì 26 dicembre 2019

il natale, qui, non cambia mai.

A quanto pare, non dico sia destino, che mi suona un po' troppo aulico...ma di sicuro è consuetudine che nella mia famiglia il natale debba sempre essere un periodo di merda.
Tendo a non parlarne troppo, perchè quando lo faccio le persone mi guardano con l'occhio strano, come se stessi esagerando o interpretando in negativo piccolezze quotidiane.
Quando sono in vena aggiungo qualche dettaglio, giusto per dare un'idea. Lasciamo stare lo spirito dei natali passati, che per fortuna non viene a trovarmi; adesso certamente è migliore di quando ero bambina, non ci sono solo lacrime, nessuno inveisce biascicando ubriaco, nessuno è in casa di cura, nessuno cerca di avvelenarsi e nessuno rompe stoviglie.
Ma se vogliamo andare sul recente, sei anni fa  è morto mio suocero esattamente la vigilia di Natale, e le cose hanno continuato ad andare in questa direzione, Natale è sempre funestato da qualcosa di luttuoso o quasi e quest'anno sembra non fare cessioni. 
Neanche questa volta siamo riusciti a dare a i bambini un natale "normale", normale nel senso affettivo, nel senso del sfruttare la festività per trovarsi con le persone care, mica tanto altro.
A livello scenografico siamo sempre le solite pippe, non abbiamo neanche un vero albero, ma questa volta le ragioni sono ottime e pesano circa 14 kg... Prima nella micro casa non ci sarebbe stato, e avevo optato per una di quelle cinesate di feltro con le palline attaccate con velcro. Adesso con la casa un po' più grande è tornato lui, appeso a una finestra con il suo nastrino.
Va detto che ai bambini in realtà piace, soprattutto al piccolo distruttore. 
È il piccolo distruttore il motivo principale per cui non c'è un vero albero in casa nostra, perché non avevo le forze nella voglia di combattere contro la sua tensione alla totale distruzione di qualsiasi cosa. Saranno i terrible two, famoso periodo dai 2 ai 4 anni in cui il genitore invecchia di 2-4 anni al mese, sarà che essere il fratello minore vuol dire doversi ricavare uno spazio,sarà che semplicemente ha un carattere difficile, o come dicono le brave persone un carattere forte, sarà che assomiglia al padre da bambino, un terremoto esploratore.
Io però sono veramente stremata. E' un bambino affettuoso, dolce, sveglio, chiacchierone, ma anche tremendamente testardo, costantemente in sfida con me e con suo padre per qualsiasi cosa, deciso all'indipendenza più totale: il suo grido di guerra è "faccio ioooooo". 
Due settimane fa a pompieropoli suo fratello ormai quasi cinquenne si rimpinzava di cibo evitando con cura di fare scale o salire su gru, mentre lui , meno di un metro di energia pura, si inerpicava ovunque strillando "vado io vado da solo mamma Guardami che vado da solo sulla scala", mentre un esilarato pompiere lo bardava con l'imbragatura più piccola mai vista.
Io li amo tantissimo entrambi, e a volte urlo tantissimo con entrambi. Poi mi dispiace, ululare come un lupo in agonia. Ma succede.
Essi nel frattempo sopravvivono ai natali atroci e alle genitoriali furie, e crescono.
Così simili e così diversi, sempre dietro a cercarsi e poi a discutere, a giocare insieme e poi a litigare.
La cosa bella è che giochicchiano insieme. A volte per 5 minuti, a volte per mezz'ora. Che per me è già tanto.
Anche perchè il piccolo comincia a interessarsi ai semplici giochi di società che facciamo io e il fratellone, e non è male ogni tanto farsi un "memory" o qualche gioco cooperativo col tabellone, dopo aver corso lottato ballato e dipinto con le mani per ore ore ore oreeeeee.
Va detto cheTopo è cresciuto molto, è un po' dispettoso verso la piccola belva ma è anche protettivo e molto giocoso. E' sempre un po' refrattario all'obbedire subito, ma sta diventando più responsabile su tante cose, e cerco di gratificarlo per questo.
Patato, che forse dovrei soprannominare Attila, ama follemente il suo "dadone", che cerca incessantemente. Salvo poi, quando si arrabbia, prenderlo a pizze in faccia. Con mia contrarietà.
Che lo so, che i fratelli si menano da sempre e sempre lo faranno.
Ma da sempre le madri intervengono e, nel mio caso, a volte insorgono con un "Per favore, per favore..fate i normali!!!". Specialmente quando tento di fotografarli. E a turno, se non insieme, essi producono espressioni che vanno dal beota all'indemoniato, avendo cura di non passare mai, mai, mai, dal banale sorriso.

mercoledì 13 novembre 2019

ricette di cui vado fierissima. il gelato mono ingrediente e la vellutata sorpresa

Un po' i soldi, che non sono tanti. Un po' il tempo, poco anche quello. Un po', anche, che sono una creatura non di solo materialismo, il fatto che non mi piace sprecare, non mi piace vivere immersa nella plastica e negli additivi.
Così ci sono un paio di "ricette" che amo.
Perchè sono risparmiose di tempo, di soldi, di alimenti, di tutto.
E sono buone. Buone buone buone.

Il mio colpo segreto quando i pargoli vogliono un gelato, o qualcosa di dolce: il GELATO DI BANANA.
DI banana, non ALLA banana.
Che mica l'ho inventato io, me l'ha passato un'amica e poi ho scoperto che spopola online.
Comunque sia, la meraviglia è...che si fa con la banana. e basta.
Si prende la banana matura, la si fa a rondelle.
La si congela.
E poi, quando si vuole gelatare, si prende la banana congelata e la si frulla finchè non diventa cremosa. Non troppo che poi si scalda e non è più gelato.
Avendo due figli che mi assomigliano...noi 3 (il babbo no) aggiungiamo un po' (a volte tanta) cannella, e magari anche un biscotto al cioccolato, quando frulliamo il tutto.
E poi fine, ce lo mangiamo.
Io garantisco che è uno spettacolo.
Nel mio  caso a volte aggiungo un po' di latte senza lattosio (piccolo intollerante) che oltre ad addolcire rende più cremoso il tutto.


La vellutata "sorpresa" invece tra me e me la chiamo "vellutata scarti", perchè la faccio con gli scarti delle verdure.
Qui si è onnivori, quasi, ma la verdura la fa da padrona.
E così mi restano un po' di "scampoli" di zucchine, le foglie appassite del cavolo cappuccio, un paio di carote grinzose, l'esterno più duro del finocchio.
Cose che, ammetto, non sempre avevano un ruolo in cucina, da me.
C'è stato un periodo in cui ero più sul pezzo, poi....impegni stanchezza scazzi vari, mi sono persa un po'.
E ora che ho ripreso, sono davvero soddisfatta.
Sì, mi soddisfo con poco, lo so.
ma è figo.
Prendi tutta questa verdurina di scarto (tipo le foglie del sedano rimaste in giro, quella cipolla dimenticata in frigo e così via...), la fai a pezzetti e la metti in un sacchetto in freezer.
E man mano aggiungi verdura, finchè il sacchetto non è pieno.
Io tengo due sacchetti, così aggiungo verdura di qua e di là e le verdure sono più variate.
Quando il sacchetto è pieno..zacchete!, in pentola, sul fuoco con un po' di acqua. E si fa cuocere il tutto, piano piano. Poi via di minipimer.
Un po' di spezie e di erbe (mai sottovalutare lo splendore del timo, e del prezzemolo fresco), un pizzico di sale e rosmarino, un filo d'olio.
E la vellutata a sorpresa (visto che ogni volta gli ingredienti sono in proporzione variabile) è fatta.
Ed è buona.
Le belve la mangiano volentieri, soprattutto con un po' di crostini di pane secco dentro (anche qui, rosmarino e altre erbette, sempre).

Sì, sono davvero fiera, nonchè soddisfatta.

giovedì 10 ottobre 2019

è sempre giovedì

Ma domani..è già giovedì? Sì.
Ma di nuovo? Sì.
Ma "ieri"...era lunedì...che cavolo. Eh già...

Ci stanno volando via i giorni, sempre a lavoro, di corsa, incastra gli orari della babysitter, prenota gli esami, compra le scarpe che ormai gli van piccole, e la felpa, ricordati una felpa, prepara la borsa per nuoto, e le ciabatte per judo?
E' sempre lunedì, col pensiero che si riparte.
E' sempre giovedì, con un weekend faticoso alle porte, e giorni che non si sa dove sono finiti.
Passa velocissimo.
Anche sulla mia pelle, sul mio viso, sui primi capelli bianchi, il tempo mi sembra accanirsi a doppia velocità, negli ultimi tempi.
C'è sempre qualcosa di cui preoccuparsi, qualcuno per cui preoccuparsi.
C'è sempre un motivo per l'insonnia delle 3.
E' sempre lunedì, ed è sempre giovedì. E in mezzo, il finesettimana da domatori.

sabato 24 agosto 2019

estate

le ombre vicine delle nostre teste edei nostri assurdi cappelli

le vostre piccole orme sulla spiaggia fino al mare

i baci del piccolo che mi costringe a fermarmi mentre pedalo perche deve darmene uno su ogni guancia

le domande del grande che si chiede dove finisce il cielo

la vostra pelle profumata di latte. solare

la stanchezza terribile che ogni anno ci fa dire.. basta anno prossimo al mare non ci veniamo, sapendo già che non è vero

giovedì 6 giugno 2019

Voce

Molto vero.
Ci penso, ultimamente, anche alla luce di quanto mi sta capitando a livello lavorativo.
Il Filosofo parla della mia "ingenuità" e del fatto che tendo a dimenticare che tutti, tutti, indossano una maschera, almeno finchè, in alcuni casi, non si riesce ad andare oltre.
Vero, anche questo.
Ma ho ritrovato le parole di Ellis, che diceva che alcune delle idee irrazionali più forti nella mente umana sono:

  1. Io essere umano adulto, ho assolutamente bisogno (estrema necessità o esigenza) di venire (sempre) amato, stimato e approvato da tutte le persone signficative  del mio ambiente.
  1. Io devo assolutamente essere sempre perfettamente adeguato, competente e di successo in tutto quello che faccio e sotto ogni aspetto altrimenti sono indegno di valore, valgo poco o niente. 

Ecco. 
Io sono stata cresciuta da una voce che mi diceva che tutto questo era esatto, e che io non avrei mai potuto ottenere davvero il punto 1, perchè non sarei mai stata capace di adempiere al punto 2.
 E' qualcosa che sapevo, ma che tendo anche a perdere di vista dopo un po', essendo parte di me smetto di vederlo e di ricordarlo.
Indossare sempre occhiali gialli, o blu, o rossi, fa sì che tutto assuma una sfumatura gialla, blu, rossa, e dopo un po' ci si abitua e quello diventa il "vero" colore delle cose.

martedì 26 marzo 2019

i figli degli altri

I figli degli altri sono più tranquilli. Più posati. Meno incazzosi. meno rompipalle. Più ordinati. Più pettinati. Più obbedienti. Meno fastidiosi coi fratelli.
I figli degli altri luccicano sempre un po'.

A volte mi sembra che i figli degli altri siano così soprattutto perchè..perchè anche le mamme degli altri sono diverse da me: le mamme degli altri hanno figli tranquilli bravi educati obbedienti mai un problema mai un capriccio mai una gelosia mai una pipì addosso.
I loro figli si sono spannolinati da soli a un anno e mezzo e hanno sempre condiviso i loro giochi volentieri con fratelli cugini e sconosciuti che passavano di lì.
I loro figli non dicono cose sgarbate, non fanno capricci, non hanno giornate no, non danno mai neanche una spinta per sbaglio.

O così raccontano.

Io me lo chiedo, se sono io che sbaglio. Che dei miei figli dico il buono, ma anche le rotture di palle e le arrabbiature che mi generano.
Mi sembra di sentir parlare/leggere solo di figli quasi perfetti, con l'unico difetto di essere troppo buoni/remissivi/pacati.
Mi chiedo come mai, mi chiedo se sia la paura di essere giudicate, se sia il pensiero di fare un torto ai figli non lodandoli sempre o se sia la paura di offrire il fianco a critiche altrui.

Non lo so.

Sono davvero pochi i casi in cui senti un genitori dirti che sì, anche i suoi figli a volte qualche cazzata la fanno.
Sono rimasta stupita, pochi anni fa, scoprendo il blog "Vita da papà", perchè l'autore parla di sè e dei suoi figli in maniera normale.
Sarà che lui è un padre, e non una madre, e quindi PUO' essere NORMALE?
Essere un genitore che ama i suoi figli e li vede meravigliosi ma ogni tanto anche un po' rompi e litigiosi e faticosi?

Non lo so. Penso che sulle madri ci sia più pressione, e anche più giudizio: se i tuoi figli rompono, è colpa tua, soprattutto. Tuo marito magari TI AIUTA (altra cazzata, ma non ho il tempo di pensarci ora), ma comunque...sei tu responsabile no?
Forse per questo le madri degli altri hanno figli perfetti? Perchè devono averli?
O forse no. Forse i loro figli sono davvero meglio educati, meno agitati e più pazienti.
Forse sono io che non sono tanto capace.

giovedì 28 febbraio 2019

ci faccio caso

Mi manca, scrivere.
Era il mio hobby, la mia passione anzi, la mia fonte di soddisfazione, di riconoscimenti e, perchè no, di vile ma utile denaro.
mi manca, ma non ho tempo ed energie per farlo.
Ci sono esercizi che mi farebbero tanta tanta gola, come le famose "pagine del mattino", ma non ce la posso fare. Mi alzo alle 6.30, e se non parto per andare ad aprire scuola devo fare le cose di corsa e poi alzare i bambini e poi portarli e poi andare a lavoro e poi...
Però mi manca.
ne ho preso coscienza.
Non è facile neanche avere coscienza di me stessa, ultimamente.
Ci sono stati mesi più neri, in questo senso, in cui mi sentivo davvero rarefatta.
Poi i mesi passano, cioè passano i giorni, che volano, e le settimane dove è sempre lunedì e sempre venerdì e sempre sabato mattina con la piscina e sempre domenica sera con la settimana da gestire.
Mi sembra(va) di andare un po' meglio.
Come se il tempo mi si stesse di nuovo concedendo un po', come se di nuovo ci fossi anch'io.
In realtà...non so. Non è che ci sia uno spazio "io", non ancora.
Lo spazio è il lavoro, e poi i bambini a casa, e poi le cose di casa e di famiglia da fare, e poi le cose da sistemare, di cui occuparsi. e le persone, di cui occuparsi.
Si sono, anzi no ABBIAMO sistemato alcune cose, e nel frattempo altre si sono fatte avanti.
E sempre più spesso mi ritrovo ad avere quattro figli, di cui due di una settantina d'anni.
E sono stanca. E spesso preoccupata. E spesso pure a corto di energie e di pazienza.
Le cose vanno bene, dai. Mi esercito a riconoscere quello che ho, quello che abbiamo, quello che siamo.
Mi esercito, come diceva Vonnegut.
Quando siete felici, fateci caso.
Non so meditare, non ho un dio da pregare, ho la convinzione che sia il caso, se si riesce, di godersi il buono. Quello che c'è.
E di buono ce n'è tanto, ma tanto.
E' mescolato nel casino, mescolato in mezzo al delirio e ai bisogni e alle paure e agli imprevisti brutti.
Sono stanchissima, e devo impegnarmi, per farci caso.
Ma devo farcela. Perchè ci sono troppe cose buone.

martedì 15 gennaio 2019

Nel frullatore tutti insieme (rumorosamente)

Io sono creatura non troppo sociale, soprattutto nei grandi gruppi. Chiacchiero con pochi umani alla volta, per esempio.
Considerando che prima eravamo tre in famiglia e ora quattro, non si arriva a numeri che inibiscano la mia logorrea selettiva: ergo...sto crescendo due figli mooolto amanti della parola.

Topo è direi affetto alle volte da vera e propria diarrea verbale, mi scusino la parola. Non sta zitto quasi mai: capita che parli anche nel sonno. Io mi sveglio, tendo l'orecchio per capire se arriva la chiamata dalla sua stanza...e invece no. Sta dormendo. Solo che disquisisce di qualcosa.
Parla sempre. A volte da solo. Spesso pretende un interlocutore. Il quale magari gli racconti una storia inventata, alla quale lui possa contribuire quando vuole.
Commenta i cartoni animati, il cibo, il traffico, la cacca che sta facendo, i propri pensieri.

Patato...Patato cresce come una piccola sorridente e urlante zucca.
Ripete quasi tutto quello che sente dire, con risultati alterni, spesso molto buffi.
Ormai ha quasi 17 mesi e le parole padroneggiate non sono moltissime, ma le ripete talmente tanto che si addormenta parlando. Quelle che non sa dire le modifica a piacimento e comodo suo, e spesso e volentieri urla direttamente la sua opinione /gioia /rabbia /frustrazione.
Ho davvero due bambini "misurati".

Topo cresce anche lui, tanto. Sarà che lavorando a scuola per me i bambini di 5 anni sono già i miei "grandi", ma lui a quasi 4 già lo vedo un bimbo grande, appunto.
Ama fare "i compiti"(attività varie tipo schede operative, labirinti, colora taglia incolla etc.), arrampicarsi sugli alberi finchè non lo si vede più, le storie...e fare moltissimo casino con gli amici.
Tanto che anche le maestre, che mi conoscono, mi hanno detto che è tanto buono, tanto interessato, tanto autonomo...e tanto rompicoglioni quando ci si mette.
E io lo so.
Oh se lo so.

Patato ama follemente suo fratello, lo insegue gli salta sopra lo bacia e lo prende a sberle (e io qui intervengo, giuro, anche subito. ma lui riesce sempre ad assestargliene un paio belle toste prima che io possa fermarlo). Lo imita in tutti i modi, specialmente nelle cose che l'altro padroneggia e lui ancora no, come le scale, le corse, i salti assurdi.
Il filosofo li osserva bonario mentre si azzuffano o fanno casino insieme, e io sto cominciando ad essere sempre più come lui: finchè non si menano (troppo forte) non intervengo.
Sono sempre più in sintonia con poche mamme "relax", i cui figli possono giocare col mio senza che nessuna di noi debba aspettarsi mille volte "mamma lui ha fatto mamma lui ha detto". E senza che nessuna di noi due si senta in obbligo di intervenire quando possono benissimo fare da soli.
Comincio a essere insofferente (come mamma, come maestra lo sono da un pezzo) verso bambini e genitori troppo "gne gne gne": Mamma lui mi ha fatto la lingua, tesoro non fare le scale, hai solo 4 anni, Bimbi non si litiga, Mamma digli che deve fare come ho detto io...

Soprattutto sul "non si litiga" io la penso come Daniele Novara, e per fortuna ho un marito concorde, se no era la fine.

Insomma...tutto procede, caoticamente e rumorosamente.
Con grandi abbracci, grandi pianti, grandi casini e grande stanchezza.
A volte li guardo e mi sembra ancora impossibile essere qui. Con loro.

lunedì 19 novembre 2018

ma le vere madri single, come fanno?

No dico, quelle vere.
non quelle dei film. Che hanno la messa in piega. Un fisico scultoreo (anche se si nutrono di gelato e bibite). E quando proprio sono stanche e sbattute, lo mostrano solo perchè si legano i capelli (di solito con le treccine o i codini).

Dico le madri vere. E non è che parlo di gente con 3 lavori e almeno 4 figli.
Dico quelle con anche "solo" un figlio E un lavoro.
Come fanno a sopravvivere e a non impazzire?

Il filosofo riassume tutto in un "NON PUOI. Semplicemente non esiste la possibilità di cedere".
E ok. é vero sicuramente.
ma...posto che sia così...come fanno?

Io ho fatto il genitore single, insomma, il genitore SOLO più che altro.
E l'ho fatto per quasi un mese. Potrei dire per "neanche" un mese intero, ma per me è stato quasi un mese.

Il Filosofo è stato immobilizzato per un po', infortunio sul lavoro (muscolo del polpaccio staccato dal tendine e grosso ematoma) e io mi sono trovata con

2 figli piccoli e una specie di figlio grande.

Laddove in particolare il figliolo grande era (e mi metteva) particolarmente in difficoltà, in quanto bloccato su un cavolo di divano perchè non poteva neanche girare con le stampelle.

E così all'improvviso eccomi qui a gestire tutto.
Il lavoro full time (e una delle colleghe più teste di gran cazzo che mi sia capitata da secoli), i bambini, il cambio di ora che mi porta via la luce del pomeriggio, la casa che diventa un casino, mia madre che smette i farmaci e dice cose orribili.

E ho pensato, sinceramente, che avrei dato di matto. Cosa che qualche volta è successa anche.
Ho pensato anche che non ce l'avrei fatta e che sarei crollata completamente. Questo almeno non è accaduto.
Ne siamo usciti. E' stata dura, però.
Topo comincia a giocare con suo fratello, ma quasi mai spesso non bene.
Patato si è preso ovviamente mille malattie al nido, con febbri e catarri vari.
E il Filosofo...beh...che dire.
Di notte Patato si svegliava mille volte per raffreddore e altro, Topo magari si svegliava solo un paio di volte a notte....ma ogni volta significava alzarmi andare da lui stare li finchè non dormiva, il tutto sperando che non si svegliasse anche l'altro, il quale dorme vicino a me nel lettino senza sbarra tra me e lui.
Immane fatica. Sonno mostruoso, tutto il giorno, senza potermi riposare perchè stacchi da scuola e vai a prendere i bambini, e poi magari ci sono i giorni in cui neanche stacchi, fino a quasi notte, e i bambini li prende la babysitter (santa donna!).

Ecco sì, io sono stata una madre "sola" ma neanche del tutto, perchè potevo contare sulla babysitter.
Senza sarebbe stato non tanto folle,quanto impossibile. Perchè i miei orari a volte sono semplicemente incompatibili con quelli dei bambini. Chi sarebbe andato a prenderli, o preparato loro la cena, o sarebbe stato con loro mentre io ero a scuola per riunioni, o a volte per colloqui con genitori di figli altrui?

Sono stata stanca a dei livelli che non credevo possibili, la schiena sempre più rotta e ogni tanto ho urlato con i bambini, quando non avrei voluto nè dovuto. E ho pianto un po', quando nessuno mi vedeva, e ho pensato cose varie non particolarmente sensate.

Alla fine il mese è passato. Il Filosofo è in piedi gira con una sola stampella. Appena lui si è rialzato, per quanto fosse ancora precario nei movimenti, io ho avuto un discreto crollo con febbre e spossatezza mostruosa. La quale non ha inficiato alcuno dei miei ruoli di mamma maestra e tutto quanto. Ho semplicemente aggiunto tachipirina alla mia dieta, perchè non potevo fermarmi.
Ma almeno non dovevo anche occuparmi al 100% di una terza persona, il che è stato già un grosso miglioramento.

Siamo sopravvissuti. Ma la domanda resta.
Come fanno le madri single, quelle che sono single sempre?
Spero per loro che abbiano tutte qualcuno che dà loro una mano, una babysitter, un'amica, un fratello.
Magari anche più di una persona.
E comunque hanno tutta la mia stima.
Io non so se sopravviverei. O forse sì, sicuramente sì, perchè per i miei figli sopravviverei eccome, e farei quanto di meglio posso. Ma, ecco, non so in che condizioni sopravviverei.


giovedì 11 ottobre 2018

Amore è...l'agenda delle emergenze

Nei periodi di stress, io e il Filosofo...va che scoperta, ci stressiamo.
Da soli e tra di noi. Dopotutto siamo praticamente da soli, non abbiamo intorno una famiglia che ci sostenga, emotivamente o fisicamente.
E quindi finisce che per quanto ci proviamo, alla fine ci troviamo spesso a discutere di problemi e paure varie.
Lui fa del suo meglio, a modo suo, e io a modo mio.

Io cerco di lasciar correre se ha uscite un po' moleste che capisco dettate dal momento, o se mi sembra che esageri in severità con Topo (magari ne parliamo dopo, mai sul momento, questo è un patto reciproco sempre rispettato).
E sto cercando di occuparmi di un lato per lui importante,  ma che contemporaneamente non riesce a gestire.

La terrificante questione dell'ORGANIZZAZIONE DOMESTICA.

Io non sono una persona organizzata.
Io sarei e sono disordinata.
Per arginare tutto questo, ho dalla mia il carattere piuttosto frugale.
Se no vivremmo in un bazar.
E quindi molto e costante decluttering, una specie di minimalismo che non lo è perchè io di buon gusto ne ho poco e quindi più frugalità e semplicità che altro.

E tentativi costanti di rendere la situazione gestibile in modo il più possibile semplice e comodo.

Ho il planning mensile degli impegni di tutti sulla porta, ho il raccoglitore coi documenti "in uso" e quelli con le cose archiviate.

E adesso sto realizzando il mio ultimo nato, ispirato da un'amica: una specie di AGENDA DELLE EMERGENZE.
Che poi la chiamo così ma è solo un portalistini.
E dentro ci sto mettendo un po' di documenti e dati che penso che potrebbero servire a me o al Filosofo.

Copie dei documenti di tutti, patenti, gruppo sanguigno.
Documenti della casa e delle auto, assicurazioni.
Poi ho aggiunto un foglio che devo sistemare via via, che ho scritto come gesto d'amore nel caso in cui qualcosa dovesse andare veramente male per me.
Perchè se muoio, il Filosofo certe cose non sa neanche dove sono.
Mica ori o gioielli, ho solo la fede nuziale...ma per esempio le password per accedere al sito del miur e aggiornare i suoi dati, quelle per vedere se gli accreditano lo stipendio, il fascicolo elettronico dei bambini..cose così, non vitali ma molto utili per non dover perdere tempo.
E ho aggiunto un paio di indicazioni, perchè se morissi all'improvviso..io certi riti funebri non li vorrei, per esempio. E vorrei che per lui fosse facile decidere in fretta senza dover prendere decisioni o ascoltare gente che dà opinioni. Perchè avrebbe la mia, già scritta.

Quando gliene ho parlato sul momento non ha detto nulla, ha solo preso atto.
Ieri mi ha detto che gli fa un po' impressione, quel documento, ma che in generale apprezza la mia fatica, il mio sforzo di uscire dal caos mentale e fisico che tendiamo a portarci dietro.

Un gesto d'amore capito, insomma. E questo mi fa felice.


lunedì 3 settembre 2018

Settembre di nuovo

Posto che poi, fatta la risonanza, la diagnosi è di due antipatiche ernie discali, settembre é qui.

Con tutto il suo essere settembrino.
Con il mio ingresso in una scuola nuova.
Con l'ingresso di entrambi i miei figli in scuole nuove. Infanzia uno. Asilo l'altro.

Io non ci sarò al loro primo giorno di scuola.
Né al  secondo. Perché io a sarò alla scuola dove lavoro a inserire i figli degli altri.

Sì, lo dico con un po' di scazzo, perché mi pesa:perché faccio mille incontri coi genitori e ogni volta spiego l'importanza dell'inserimento e il ruolo del genitore. Che ironia eh?

Va beh che Topo non fa chissà che inserimento:lo si porta e per una settimana non dorme a scuola e stop.
Però almeno poterlo accompagnare il primo giorno...Uff.
Patati invece farà orarii progressivi.  La prina settimana lo accompagna il Filosofo poi chissà.

Non per niente sono qua che fondo il telefono a forza di contattare possibili babysitter che facciano anche trasporto pupi.

E insomma è settembre e io tento di fare, più che buoni propositi, un po'di buoni programmi.

Ho preparato il calendario settimanale da stampare x tutta la. famiglia e attaccare sulla porta d'ingresso. Così tutti (leggasi il. Filosofo) sapremo dove dobbiamo essere e quando.

Sto stilando il menu settimanale, che rincorro da anni con pessime fortune. Ma che sta diventando imperativo per alleggerirmi il carico organizzativo (con buona pace di chi dice che é una cazzata, io lo vivo eccome sulla mia pelle il charge mental!).
In realtà sarà un becero menu piuttosto fisso del tipo che le uova te le becchi tutti i martedi, il seitan tutti i mercoledì e la vellutata tutti i sabati...ma finché di 8 mani leuniche 2 che cucinano sono le mie..zitti e mosca.

E i bambini crescono, Patato é un terremoto dolcissimo e Topo é agitato e chiacchierone e io faccio del mio meglio ma poi mi scapa l'urlo e mi pento ma intanto ho già urlato.

E devo progettare armadio dei bambini e letto x Patato che tra un po' dormirà con suo fratello.
Che Topo, nella casa nuova, dorme da solo (conn ausilio di fantastica lampada cielo stellato! ).
Che poi un po' si sveglia Patato, un po' Topo chiama per improvvisa sete notturna (vuole compagnia in realtà perché l'acqua è li), le notti sono frammentate e le giornate lunghe.

E a me sembra che il tempo sia elastico e  volte voli all'improvviso e me li ritrovo con due faccine nuove che il giorno prima non  avevano.

E poi devo iscrivere Topo a nuoto.
e me stessa a ginnastica posturale. Che se no, mi dicono, altro che ciclo di cortisone, stavolta.
E insomma, così.

La parola d'ordine di questo autunno inverno é sopravvivenza.

lunedì 2 luglio 2018

in diretta dal mare

Topo costruisce edifici visionari quanto di durata effimera (li fa proprio sulla riva del mare...e spesso alla fine ci salta pure sopra).
per qualche motivo la sua opera (svolta cantando) scatena interesse in altri bambini che vorrebberk contribuire ma vengono invariabilmente trascinati via dai genitori.

Patato ha già trovato una sua rigida routine.
Marciare dritto fino al mare, finché un'onda non lo sommerge. recuperato dai flutti e messo sulla sabbia, ne afferra una manciata e la mangia.
Rinvigorito, ricomincia a marciare dritto fino al mare. Ad libitum.

Entrambi sono perfettamente impanati di sabbia, pur indossando le ridicole mute da mare del lidl, che almeno riducono il rischio ustione

domenica 10 giugno 2018

Di corsa. 9 mesi. Camminate. Pensieri sparsi

Come sempre riesco ad avvicinarmi al pc solo di nascosto e in silenzio e per pochi minuti.
perchè i miei figli sentono nell'aria la vibrazione del mio corpo che sta per sedersi sulla sedia qui davanti allo schermo, e si svegliano. O si fanno male. O hanno bisogno di me "subito adesso mamma è un'emergenza" (che di solito vuol dire che vuole farmi vedere come sa stare in equilibrio sul divano sulla testa).
Colgo l'attimo ora che per un miracolo karmico stanno dormendo contemporaneamente.

Patato ha quasi 10 mesi. Un'enormità.
Ha cambiato faccia di nuovo e, come suo fratello, ha cominciato a camminare a 9 mesi spaccati.
Adesso non gattona neanche quando ha fretta.
Avanza speditissimo sulle sue gambe storte (ma proprio storte) emettendo grida belluine (quando qualcosa o qualcuno si allontana mentre lui cerca di raggiungerlo), gioiose (quando qualcosa qualcuno gli va incontro), stupite (tra sè e sè).

Dicono che un primo figlio chiacchierone ne porta un secondo taciturno.
Al momento Topo è una macchina sempre caricata a chiacchiere, a volte si ferma mentre siamo in giro e mi chiede "ci fermiamo a chiacchierare un po'?".
Patato gorgheggia grida strilla lalla e borbotta tutto il giorno.
Mi domando se le dicerie non siano sbagliate.

Io sto arrivando fritta alla fine di giugno e alla fine dell'anno scolastico.
Dopodichè porteremo i due pargoli al mare per vedere se possiamo risparmiarci notti insonni, giorni orrendi e miliardi spesi in  cure per raffreddori otiti mal di gola...
Siamo stati al mare 2 giorni e già si vedevano gli effetti (cosa non esce da quei minuscoli nasi!!!). In realtà gli effetti sono visti anche su noi genitori, spappolati.
Non so come usciremo da una vacanza più lunga.
Peraltro la parola vacanza è quantomeno inappropriata...boh mi riposerò di notte, spero, se Patato comincerà a deliziarmi con qualche notte un po' tranquilla.

Ormai lo svezzamento è totale, da più di un mese niente più seno, ogni tanto quando facciamo la doccia insieme Patato guarda le sue due vecchie amiche con aria nostalgica, ma niente di più. La consapevolezza che non allatterò mai più mi ha dato un po' di malinconia, ma anche questa sta sfumando.

Per qualche giorno, forse dopo un colpo di sole, abbiamo persino vagheggiato l'idea di provare a fare il terzo.
Poi abbiamo desistito. Definitivamente, stavolta.
Svariati motivi. A volte quando vedo donne con grandi pancioni girare qua e là mi viene un vago desiderio: ma sono abbastanza consapevole di me stessa da capire che è un desiderio più teorico nostalgico che altro. E soprattutto...il vago desiderio del pancione...non c'entra un cavolo con l'avere poi un terzo figlio FUORI dal pancione.
E insomma. Che altro?
Topo è totalmente e felicemente e DIURNAMENTE spannolinato.
Ma di questo vorrei parlare per bene.
per raccontare che esistono anche gli spannolinamenti lunghi, non veloci, e non precoci. Che a leggere i forum pare che se a due anni non l'hai ancora fatto tu e tuo figlio avete dei grossi problemi.

Il trasloco procede. Cambiamo casa, facendo uno scambio con i miei, i quali in seguito a problemi fisici di mio padre e alla mobilità ridotta di mia madre...ci cedono una casa più spaziosa della nostra e vengono qui. Dove in due io e il Filosofo siamo stati bene per anni.
Il trasloco è a carico mio , sia il nostro che il loro, e non è una roba leggera. Ma comincio a vedere la luce in fondo al tunnel. Anche perchè non è tanto la nostra roba il problema..quanto far stare tutto il mondo di mia madre in un appartamento normale...lasciamo stare.
Diciamo solo che il mio minimalismo assoluto in quanto a vestiti oggetti scarpe e varie...paga eccome!

venerdì 18 maggio 2018

Sordità rinogena.


Il nostro primo incontro è stato l’estate 2017. O forse la primavera, non sono sicura del mese.
Perchè le cose erano cominciate prima, ma io non me ne ero accorta.
E di questo mi sento in colpa, anche se mi rendo conto che non si può sapere tutto.
Però non posso non pensare che avrei dovuto sapere capire intuire indovinare.
Insomma, era estate, l’estate dei due anni di Topo, e lui correva nel parco qua e là, e andava svelto già con la sua biciclettina.
E non si fermava, quando lo chiamavo. Dovevo urlare.
E ripetere le cose un mucchio di volte.
Non era mica l’unico, eh?
Solo che davvero, c’era da strillare.
E a volte sembrava che mi prendesse in giro. Che ci prendesse in giro. Perchè chiedeva di ripetere, come se non stesse mai ad ascoltarti quando gli parlavi.
E parlava tantissimo. Ma non bene. Conosceva un sacco di parole, ma i suoi discorsi si capivano a fatica. Capiva tutto, alla seconda o terza volta in cui gli ripetevi.
Una sera, in casa c’era silenzio. E al suo terzo “eh?” di fronte a una frase normalissima e breve, si è avvicinato a me. Avvicinato guardandomi in faccia, guardandomi le labbra.
E io e il Filosofo finalmente abbiamo aperto gli occhi.
O meglio, è stato il Filosofo, che per un attimo si è innervosito all’ennesimo dover ripetere e poi si è chiesto “ma non è che NON SENTE???”.
E così abbiamo cominciato le prove casalinghe. Parlargli standogli di fianco o alle spalle. Usare toni di voce diversi.
E sembrava che avessimo ragione. Non sentiva.
A questo punto era settembre 2017, con qnche un minuscolo Patatp appena arrivato e il caos e tutto quel che ne consegue.
Abbiamo chiesto alla pediatra una visita. Le abbiamo spiegato i dubbi.
Ha detto di fare delle indagine.

L’esame da fare si chiama ESAME AUDIOMETRICO CONDIZIONATO INFANTILE.

Ho cominciato a telefonare.
L’ASL qui non lo fa.
La pediatra dice di provare con medici privati.
Li chiamo TUTTI. Nessuno tratta bambini così piccoli, l’esame per i bambini richiede un tipo di attrezzatura speciale, perché l’esame va fatto con la collaborazione del bambino e non è una cosa da poco, con bambini sono i tre anni.
Continuo a telefonare.
Telefono al cup regionale. Mi dicono, dopo lunghi minuti, di attendere. Mi passano un numero. Telefono. Mi dicono che non è quello giusto. Di chiamare il Sant’Orsola. Chiamo. arriviamo quasi alla prenotazione poi mi dicono “lei non risiede a Bologna. non facciamo prenotare chi non risiede a Bologna. Chiami la libera professione”.
Chiamo.
Mi dicono che questo esame non esiste. Mi metto a piangere al telefono. Esasperata. Mi dicono che l’esame in libera professione non lo prenotano, di chiamare il Cup regionale.
Torno dalla pediatra. Mi dice di insistere a chiamare Bologna.
Richiamo, risultati zero, se non sei di Bologna puoi morire.
Chiamo ancora tutti i privati, anche a Bologna. Nessuno.
Alla fine mi sposto, chiamo ancora, ma altrove. Ecco, troviamo un ospedale che fa questo esame. Appuntamento un mese dopo.

Aspettiamo il mese. Con una paura terribile di scoprire cose terribili.
Appuntamento alle 9.30 del mattino. Lascio un minuscolo Patato con suo padre e io e Topo partiamo.
In ospedale gli dicono che gli faranno un piccolo esame non doloroso. Ok. Gli fanno male, ma dicono che capita. Lui si consola, aspettiamo ancora.
Finalmente l’esame audiometrico, occorre la sua collaborazione e Topo è bravissimo. Collabora, è paziente, è attento.

Risultati: TIMPANOGRAMMA BILATERALMENTE PIATTO. PERDITA DI UDITO DI CIRCA IL 40%.

Dobbiamo passare dall’otorino.
Sono le 10.45 e Topo è stanco.
L’otorino SI DIMENTICA di noi. Alle 12.30 stremata blocco la tizia che fa la prima accoglienza, la quale mi dice che l’otorino...boh...era uscito per un caffè. Lo chiamano. si era dimenticato ed era andato a fare i cazzi suoi a pranzo.
Torna, scocciato.
Dice a Topo di pazientare. Topo pazienta.
Poi gli infilano nel naso il tubo per la FIBROSCOPIA.
E all’inizio tutto bene, poi comincia a urlare perché gli fa male e io devo sdraiarmi SOPRA DI LUI praticamente, per tenerlo giù. Mentre implora di smettere.
Un momento lunghissimo e orribile.

Diagnosi finale, SORDITA’ RINOGENA.

Cure...cure termali, lavaggi, aerosol, ma se non migliora bisognerà capire se operare alle adenoidi o che cazzo di altro fare per la sordità.
A questo punto abbiamo fatto le cure termali..la cura col cortisone e tutto il resto.
Dopo due mesi di nuovo esami e test audiometrico.

Timpanogramma piatto bilaterale. Sordità uguale.
Nel frattempo Topo parla parla ma non sentendo...parla male. L’otorino ci dice che Topo è un miracolo di bravura, a parlare tanto nonostante il sentire così male.
Sento una logopedista (col parere contrario di mia suocera...a cui mio marito l’ha detto...perchè secondo lei “lui è intelligente e può fare da solo”).

La logopedista lo vede. Lo ascolta. Lo testa.
Mi dice, anche lei, che visti i suoi test, Topo è bravissimo. Grazie, mamma commossa.
Mi dice anche che Topo ha bisogno di tanto lavoro, che gli mancano tanti fonemi. che bisogna lavorare già ora perché se no resterà troppo indietro poi.
Non esco serena da questo incontro.
Chissà che mi pensavo...forse che mi avrebbe detto che in realtà il problema era minimo, niente di che, signora lei esagera.

Mi sono sentita una merda, una madre del cazzo che non sa proteggere suo figlio e capire quando ha bisogno di aiuto.
Ma tant’è. Serve logopedia.

 Mi sono attivata. Ci siamo attivati: abbiamo trovato i soldi, incastrato i tempi e cominciato.
Topo è sempre stato molto bravo e molto collaborativo, devo dire.
E nell’arco di un paio di mesi abbiamo visto grandi miglioramenti.
Poi abbiamo rifatto le cure termali, e nel frattempo c’è stato il corso di “musica e movimento”, frequentato solo grazie agli angeli custodi di questo blog!
Anche quello è stato utilissimo perché lo ha aiutato a concentrarsi nel sentire e nell’ascoltare, oltre che ad articolare alcuni suoni giocando.
Meraviglioso.

Dopodichè...tra malattie varie, nuovo ciclo di cure termali.
Stavolta con anche il politzer, che Topo ha affrontato senza neanche una lacrima (e qui è stata l’infermiera a dirmi stupita questa cosa, che niente lacrime meritava grande stupore per il fastidio che dà).
Topo è sempre estremamente collaborativo con i dottori, forse il suo imprinting neonatale con l’UTIN e tutto il resto gli ha lasciato l’idea che con i medici bisogna averci a che fare e non si scappa, non so.

E finalmente ennesimo test audiometrico...che dice...evvivaaaa, Topo ha recuperato molta parte dell’udito. Il timpanogramma da un lato è piatto, dall’altro si muove ma non è la curva giusta. Ma ci arriveremo, e intanto ci godiamo il fatto che sente meglio.
E che, a sentire la logopedista, ancora 2 o 3 incontri e poi possiamo interrompere perché sta andando benissimo.

E’ una storia in divenire, adesso con gli ultimi cambi di clima si è raffreddato e di nuovo sente meno, ma adesso sappiamo come muoverci e come aggredire il catarro.
E sappiamo come lavorare sul linguaggio (ormai parla quasi chiaramente del tutto..soprattutto se non ha troppa fretta. E parla tantissimo, come sempre!).
Non so quando potremo dirci davvero fuori da questo discorso della sordità rinogena, ma da quando abbiamo cominciato ad affrontare la cosa mi sono sentita meglio. Odiavo il senso di impotenza.

Che altro dire.

Che a volte non si nota subito.

Che a volte noi insegnanti ce ne accorgiamo (mi è capitato quest’anno) che i bimbi hanno già 4 o 5 anni, che qualcosa non torna nel linguaggio. E magari è proprio legato, all’origine, alla sordità rinogena.

Che quando si hanno dubbi è meglio insistere un po’ con la pediatra o il pediatra, e magari farsi prescrivere un test audiometrico (anche se è un’odissea averlo, insistete).

Che a volte non è che una madre è sempre una demente apprensiva.

Che un bambino a quasi tre anni capisce benissimo se qualcosa non va e se glielo si spiega, che deve andare dalla logopedista perché lei sa come si dicono bene tutte le parole, poi lui ci va anche contento, perché vuole farsi capire quando parla.

Che adesso, anche quando ci sono le ricadute, le cose vanno meglio in questo senso e per me è una gioia infinita.