giovedì 20 dicembre 2018

Esserci

è una soddisfazione.
E un'emozione, leggersi insieme a tante altre storie..

lunedì 19 novembre 2018

ma le vere madri single, come fanno?

No dico, quelle vere.
non quelle dei film. Che hanno la messa in piega. Un fisico scultoreo (anche se si nutrono di gelato e bibite). E quando proprio sono stanche e sbattute, lo mostrano solo perchè si legano i capelli (di solito con le treccine o i codini).

Dico le madri vere. E non è che parlo di gente con 3 lavori e almeno 4 figli.
Dico quelle con anche "solo" un figlio E un lavoro.
Come fanno a sopravvivere e a non impazzire?

Il filosofo riassume tutto in un "NON PUOI. Semplicemente non esiste la possibilità di cedere".
E ok. é vero sicuramente.
ma...posto che sia così...come fanno?

Io ho fatto il genitore single, insomma, il genitore SOLO più che altro.
E l'ho fatto per quasi un mese. Potrei dire per "neanche" un mese intero, ma per me è stato quasi un mese.

Il Filosofo è stato immobilizzato per un po', infortunio sul lavoro (muscolo del polpaccio staccato dal tendine e grosso ematoma) e io mi sono trovata con

2 figli piccoli e una specie di figlio grande.

Laddove in particolare il figliolo grande era (e mi metteva) particolarmente in difficoltà, in quanto bloccato su un cavolo di divano perchè non poteva neanche girare con le stampelle.

E così all'improvviso eccomi qui a gestire tutto.
Il lavoro full time (e una delle colleghe più teste di gran cazzo che mi sia capitata da secoli), i bambini, il cambio di ora che mi porta via la luce del pomeriggio, la casa che diventa un casino, mia madre che smette i farmaci e dice cose orribili.

E ho pensato, sinceramente, che avrei dato di matto. Cosa che qualche volta è successa anche.
Ho pensato anche che non ce l'avrei fatta e che sarei crollata completamente. Questo almeno non è accaduto.
Ne siamo usciti. E' stata dura, però.
Topo comincia a giocare con suo fratello, ma quasi mai spesso non bene.
Patato si è preso ovviamente mille malattie al nido, con febbri e catarri vari.
E il Filosofo...beh...che dire.
Di notte Patato si svegliava mille volte per raffreddore e altro, Topo magari si svegliava solo un paio di volte a notte....ma ogni volta significava alzarmi andare da lui stare li finchè non dormiva, il tutto sperando che non si svegliasse anche l'altro, il quale dorme vicino a me nel lettino senza sbarra tra me e lui.
Immane fatica. Sonno mostruoso, tutto il giorno, senza potermi riposare perchè stacchi da scuola e vai a prendere i bambini, e poi magari ci sono i giorni in cui neanche stacchi, fino a quasi notte, e i bambini li prende la babysitter (santa donna!).

Ecco sì, io sono stata una madre "sola" ma neanche del tutto, perchè potevo contare sulla babysitter.
Senza sarebbe stato non tanto folle,quanto impossibile. Perchè i miei orari a volte sono semplicemente incompatibili con quelli dei bambini. Chi sarebbe andato a prenderli, o preparato loro la cena, o sarebbe stato con loro mentre io ero a scuola per riunioni, o a volte per colloqui con genitori di figli altrui?

Sono stata stanca a dei livelli che non credevo possibili, la schiena sempre più rotta e ogni tanto ho urlato con i bambini, quando non avrei voluto nè dovuto. E ho pianto un po', quando nessuno mi vedeva, e ho pensato cose varie non particolarmente sensate.

Alla fine il mese è passato. Il Filosofo è in piedi gira con una sola stampella. Appena lui si è rialzato, per quanto fosse ancora precario nei movimenti, io ho avuto un discreto crollo con febbre e spossatezza mostruosa. La quale non ha inficiato alcuno dei miei ruoli di mamma maestra e tutto quanto. Ho semplicemente aggiunto tachipirina alla mia dieta, perchè non potevo fermarmi.
Ma almeno non dovevo anche occuparmi al 100% di una terza persona, il che è stato già un grosso miglioramento.

Siamo sopravvissuti. Ma la domanda resta.
Come fanno le madri single, quelle che sono single sempre?
Spero per loro che abbiano tutte qualcuno che dà loro una mano, una babysitter, un'amica, un fratello.
Magari anche più di una persona.
E comunque hanno tutta la mia stima.
Io non so se sopravviverei. O forse sì, sicuramente sì, perchè per i miei figli sopravviverei eccome, e farei quanto di meglio posso. Ma, ecco, non so in che condizioni sopravviverei.


giovedì 11 ottobre 2018

Amore è...l'agenda delle emergenze

Nei periodi di stress, io e il Filosofo...va che scoperta, ci stressiamo.
Da soli e tra di noi. Dopotutto siamo praticamente da soli, non abbiamo intorno una famiglia che ci sostenga, emotivamente o fisicamente.
E quindi finisce che per quanto ci proviamo, alla fine ci troviamo spesso a discutere di problemi e paure varie.
Lui fa del suo meglio, a modo suo, e io a modo mio.

Io cerco di lasciar correre se ha uscite un po' moleste che capisco dettate dal momento, o se mi sembra che esageri in severità con Topo (magari ne parliamo dopo, mai sul momento, questo è un patto reciproco sempre rispettato).
E sto cercando di occuparmi di un lato per lui importante,  ma che contemporaneamente non riesce a gestire.

La terrificante questione dell'ORGANIZZAZIONE DOMESTICA.

Io non sono una persona organizzata.
Io sarei e sono disordinata.
Per arginare tutto questo, ho dalla mia il carattere piuttosto frugale.
Se no vivremmo in un bazar.
E quindi molto e costante decluttering, una specie di minimalismo che non lo è perchè io di buon gusto ne ho poco e quindi più frugalità e semplicità che altro.

E tentativi costanti di rendere la situazione gestibile in modo il più possibile semplice e comodo.

Ho il planning mensile degli impegni di tutti sulla porta, ho il raccoglitore coi documenti "in uso" e quelli con le cose archiviate.

E adesso sto realizzando il mio ultimo nato, ispirato da un'amica: una specie di AGENDA DELLE EMERGENZE.
Che poi la chiamo così ma è solo un portalistini.
E dentro ci sto mettendo un po' di documenti e dati che penso che potrebbero servire a me o al Filosofo.

Copie dei documenti di tutti, patenti, gruppo sanguigno.
Documenti della casa e delle auto, assicurazioni.
Poi ho aggiunto un foglio che devo sistemare via via, che ho scritto come gesto d'amore nel caso in cui qualcosa dovesse andare veramente male per me.
Perchè se muoio, il Filosofo certe cose non sa neanche dove sono.
Mica ori o gioielli, ho solo la fede nuziale...ma per esempio le password per accedere al sito del miur e aggiornare i suoi dati, quelle per vedere se gli accreditano lo stipendio, il fascicolo elettronico dei bambini..cose così, non vitali ma molto utili per non dover perdere tempo.
E ho aggiunto un paio di indicazioni, perchè se morissi all'improvviso..io certi riti funebri non li vorrei, per esempio. E vorrei che per lui fosse facile decidere in fretta senza dover prendere decisioni o ascoltare gente che dà opinioni. Perchè avrebbe la mia, già scritta.

Quando gliene ho parlato sul momento non ha detto nulla, ha solo preso atto.
Ieri mi ha detto che gli fa un po' impressione, quel documento, ma che in generale apprezza la mia fatica, il mio sforzo di uscire dal caos mentale e fisico che tendiamo a portarci dietro.

Un gesto d'amore capito, insomma. E questo mi fa felice.


giovedì 4 ottobre 2018

evoluzioni della vita

E' un periodo non facile.
Partiamo dal buono, gli inserimenti sono finiti!!!
Tra pochi giorni se tutto va bene Patato fa il trivalente +meningo vari e per un po' saremmo a posto anche con in vaccini.
E tutto questo è bello e importante.

Resta un periodo non facile.
Il Filosofo sta finalmente lavorando, in una scuola assurda su un ruolo altrettanto..particolare, ma insomma ci serviva il lavoro e quindi benissimo...solo che questo implica esser partiti in tromba anche con la babysitter. Che spesso porta e prende i bimbi a scuola, cosa che li rende un po' incasinati, soprattutto il piccolino che risente di più del mio essere meno presente, di nuovo causa ernia.
Le mie simpatiche ernie sono un problema che non possiamo più ignorare, non posso certo vivere di cortisone oltretutto. E quindi ho appuntamento da un neurochirurgo, per vedere se possiamo limitarci a una serie di infiltrazioni.
La cosa non mi lascia per niente tranquilla. Per niente.

Forse, anzi io spero proprio che, non sarà niente di grave, io migliorerò in qualche modo, Patato si abituerà bene e del tutto a questa nuova routine con la babysitter e troveremo un ritmo più preciso.
E supereremo anche questo inverno che si preannuncia difficile, perchè i bambini sono entrambi ancora tanto piccoli.
Perchè Topo ancora (o forse ora) è geloso, è stanco anche lui e vorrebbe tante attenzioni soprattutto dal babbo che non sempre può dargliele, e non sempre fisicamente ce la fa per via del suo ginocchio malandato.
Perchè Patato è tanto piccolo, cade da tutte le parti, sembra un pugile con la cicatrice in fronte e l'occhio nero e altri segni di guerra.

Che periodo. Che fatica. Ma come mi dice il Filosofo, quanta strada e quanto dolore per arrivare qui, a questa stanchezza che è in fondo meravigliosa.

Se ripenso a cinque anni fa, al 2013, uno degli anni peggiori della mia vita, tutta questa fatica e tutto quanto mi sembrano già più sfumati, e dai colori meno accesi.

lunedì 3 settembre 2018

Settembre di nuovo

Posto che poi, fatta la risonanza, la diagnosi è di due antipatiche ernie discali, settembre é qui.

Con tutto il suo essere settembrino.
Con il mio ingresso in una scuola nuova.
Con l'ingresso di entrambi i miei figli in scuole nuove. Infanzia uno. Asilo l'altro.

Io non ci sarò al loro primo giorno di scuola.
Né al  secondo. Perché io a sarò alla scuola dove lavoro a inserire i figli degli altri.

Sì, lo dico con un po' di scazzo, perché mi pesa:perché faccio mille incontri coi genitori e ogni volta spiego l'importanza dell'inserimento e il ruolo del genitore. Che ironia eh?

Va beh che Topo non fa chissà che inserimento:lo si porta e per una settimana non dorme a scuola e stop.
Però almeno poterlo accompagnare il primo giorno...Uff.
Patati invece farà orarii progressivi.  La prina settimana lo accompagna il Filosofo poi chissà.

Non per niente sono qua che fondo il telefono a forza di contattare possibili babysitter che facciano anche trasporto pupi.

E insomma è settembre e io tento di fare, più che buoni propositi, un po'di buoni programmi.

Ho preparato il calendario settimanale da stampare x tutta la. famiglia e attaccare sulla porta d'ingresso. Così tutti (leggasi il. Filosofo) sapremo dove dobbiamo essere e quando.

Sto stilando il menu settimanale, che rincorro da anni con pessime fortune. Ma che sta diventando imperativo per alleggerirmi il carico organizzativo (con buona pace di chi dice che é una cazzata, io lo vivo eccome sulla mia pelle il charge mental!).
In realtà sarà un becero menu piuttosto fisso del tipo che le uova te le becchi tutti i martedi, il seitan tutti i mercoledì e la vellutata tutti i sabati...ma finché di 8 mani leuniche 2 che cucinano sono le mie..zitti e mosca.

E i bambini crescono, Patato é un terremoto dolcissimo e Topo é agitato e chiacchierone e io faccio del mio meglio ma poi mi scapa l'urlo e mi pento ma intanto ho già urlato.

E devo progettare armadio dei bambini e letto x Patato che tra un po' dormirà con suo fratello.
Che Topo, nella casa nuova, dorme da solo (conn ausilio di fantastica lampada cielo stellato! ).
Che poi un po' si sveglia Patato, un po' Topo chiama per improvvisa sete notturna (vuole compagnia in realtà perché l'acqua è li), le notti sono frammentate e le giornate lunghe.

E a me sembra che il tempo sia elastico e  volte voli all'improvviso e me li ritrovo con due faccine nuove che il giorno prima non  avevano.

E poi devo iscrivere Topo a nuoto.
e me stessa a ginnastica posturale. Che se no, mi dicono, altro che ciclo di cortisone, stavolta.
E insomma, così.

La parola d'ordine di questo autunno inverno é sopravvivenza.

sabato 18 agosto 2018

Routine

Mi é di nuovo partita la schiena.
stravolta era un po' che  non succedeva.
toccherà dire al medico di farmi fare un cavolo di radiografia,  stavolta. Una buona volta.
Che le punture di orudis (fatte con un bambino in braccio) non sono un toccasana.
Vivo nella sensazione che i mesi duri siano in arrivo, mai alle spalle. Qualcosa dovrà cambiare.

E nel frattempo il piccolissimo, Patato, corre qua e là con 5 dentini e un primo compleanno.
E io un po' mi commuovo a pensare a quando ho visto i suoi capelli appena nati.

domenica 12 agosto 2018

L'Italia si regge ...sui nonni?!


A quanto pare l’Italia è una repubblica fondata sui nonni.
Talmente ovvio, che tu abbia orde di nonni pronti ad aiutarti, talmente sicuro, che spessissimo ti senti rispondere, di fronte a qualsiasi tua esposizione di un problema relativo ai bambini: MA SCUSA, MA CHIEDI AIUTO AI NONNI!
Il tono può essere anche di vago fastidio, come se il tuo interlocutore fosse un po’ deluso dalla tua dabbenaggine: insomma, era così facile, no?! Basta dire la parola magica che inizia con N e tutto si risolve.
Ma magari no.
Magari i nonni vivono lontani. O lavorano. O sono morti. O non vi parlate. O sono fisicamente/psicologicamente inabili.
O sono, contemporaneamente, lontani, fisicamente e psicologicamente inabili.
Nel mio caso, mia suocera è lontana e psicologicamente distrutta.
Mia madre è disabile.
Mio padre sta perdendo la sua natura di Bricononno causa alcuni crolli fisici. E non è più del tutto affidabile a livello mentale.
Senza contare che mio padre, unico nonno che abbiamo mai potuto considerare tale, non era affidabile neanche prima. Figuriamoci adesso.
Mi secca, anzi mi fa proprio incazzare che tutti diano per scontato che i nonni CI SIANO, e anzi che siano lì pronti a scattare per aiutarti. SEMPRE.
E non solo lo pensano i passanti per strada, ma la società tutta, lo Stato.
Se i nonni non ce li hai, sei tu che hai uno strano problema, sei tu che non sei normale.
Cosa vuoi, dei servizi per l’infanzia? Sostegno alle famiglie? Ma scherzi?!?!
Però intanto organizziamo pure il fertility day. Sì sì.
Che qua nessuno fa figli, chissà perchè.
 
p.s. E diciamo cazzate su “genitore 1 e 2”. Cazzate peraltro false. Cazzate che non competerebbero al bonobo che si fa chiamare ministro dell’interno.
Ma va beh. Questo è altro discorso.

lunedì 2 luglio 2018

in diretta dal mare

Topo costruisce edifici visionari quanto di durata effimera (li fa proprio sulla riva del mare...e spesso alla fine ci salta pure sopra).
per qualche motivo la sua opera (svolta cantando) scatena interesse in altri bambini che vorrebberk contribuire ma vengono invariabilmente trascinati via dai genitori.

Patato ha già trovato una sua rigida routine.
Marciare dritto fino al mare, finché un'onda non lo sommerge. recuperato dai flutti e messo sulla sabbia, ne afferra una manciata e la mangia.
Rinvigorito, ricomincia a marciare dritto fino al mare. Ad libitum.

Entrambi sono perfettamente impanati di sabbia, pur indossando le ridicole mute da mare del lidl, che almeno riducono il rischio ustione

mercoledì 20 giugno 2018

Pedalare. Senza rotelle. Quasi lacrime (della mamma)

Mi pensavo diversa.
mi pensavo una che vive certe cose al meglio e non si agita e non è che si fa venire le strette al cure. E invece poi capita.
Quando il mio (lasciatemelo dire, che qua diventa sempre più grande...) Topo aveva un anno e qualcosa io e il Filosofo ci siamo messi alla ricerca della bicicletta per lui.
Quella con le rotelle? O la balance bike di cui tutti cominciavano a parlare?
Io spingevo per la seconda, temendo al contempo di fare una cazzata.
Alla fine visto che poi il Filosofo meno si incasina la vita meglio sta...ha fatto decidere me.
E abbiamo scelto la bici senza pedali.
Presa al decathlon, costava relativamente poco e andava bene per i nostri scopi.
Subito implementata con clacson a forma di testa di tigre (decathlon pure lui) e provata.
Il primo mese non è stato in grado di usarla, poi pian piano.
Fino ad arrivare ai suoi 3 anni, sfreccianti (davvero, io correvo per stargli dietro) sulla sua bicicletta.
Ogni tanto mio padre rompeva le scatole sul prendergli una bici con le rotelle. Ma veniva zittito.
poi i cugini ormai grandi ci hanno passato due bici.
Una "normale", pedali e niente rotelle, e una enorme con rotelle, lasciata dai miei perchè io volevo "srotellarla" e usarla tra anni.
Mio padre ha praticamente obbligato Topo ha usarla, dicendo che era necessaria. Io non sono d'accordo, ma non credo che un paio di giorni di bici con rotelline abbiano fatto chissà che danno.
Comunque...arriviamo a 3 settimane fa.
Topo ha chiesto di provare la bici con i pedali "normale":
Provata, tenuto da me. E non gradita. Dopo 5 minuti era sulla sua balance bike tutto contento.
E poi..arriviamo a ieri sera.
In garage mi chiede la bici senza ruotine. E coi pedali.
La prende. Io lo sostengo per due o tre minuti.
Poi gli dico "amore scusa mi fa male la schiena, aspetta che cambiamo posizione".
Lui paziente si ferma. Io mi sistemo la maglietta, sposto la borsa sull'altra spalla...e lui...lui SE NE VA. PEDALANDO. DA SOLO.
Come una cretina io lo fissavo. Ebete. Ho tirato fuori il telefono e chiamato il Filosofo. Ripetendo, al suo "pronto", solo un "sta pedalando. Sta pedalandoooo!!".
Poi ammetto di aver anche girato un video di una decina di secondi mentre (finalmente di nuovo semi padrona di me) gli correvo dietro.
Video che ancora riguardo stupefatta.
Da lì non si è fermato, ha pedalato in salita in discesa sul prato ovunque. Ha pedalato. Così.
Perchè adesso Topo sa andare in bicicletta. La bici da grande.
Il mio piccolo amato Topo. Il mio piccolo? Topo...
E a me è quasi scesa la lacrima.
Il mio bimbo cresce. Tanto.

domenica 17 giugno 2018

una lunga storia d'amore..col pannolino. Spannolinamento lungo, baby.

L'estate scorsa molte amichette di Topo si spannolinavano.
A due anni e mezzo. In tre giorni, e cazzi vari.

Topo NON era pronto. Peraltro io stavo per partorire, non mi sembrava il momento migliore per chiedergli di crescere ANCHE da quel punto di vista.

E così, ho pensato di aspettare.
Siamo arrivati intorno a Natale, a quasi 3 anni di Topo.
Che si nascondeva per fare la cacca e dopo non voleva mai essere cambiato. Un delirio.
E così a GENNAIO, metà gennaio, io ho deciso che era il momento di provare il famoso...spannolinamento.
Non mi aspettavo di farlo in tre giorni, ma non sapevo in realtà cosa aspettarmi.
Le dade del nido non mi sono state di aiuto, la responsabile ha avviato una politica di "assumiamo personale inesperto che lo pago meno" e non aveva voglia di impegnarsi in uno spannolinamento invernale, a detta sua praticamente il male puro.
Ma il problema restava.
Così abbiamo cominciato comunque.
A casa niente pannolino, a scuola mutanda pannolino per il primo mese.
Gran stronzata, a parer mio, ma tant'è.
Ho comprato al mercato una ventina di mutande, avevamo vasino e riduttore pronti.
E abbiamo cominciato.
Spiegando a Topo cosa stava succedendo, eh?
E andando in bagno sul vasino ogni 20 minuti.
I primi due giorni non abbiamo MAI azzeccato il momento giusto. Si è fatto pipì addosso almeno 20 volte, in 2 giorni. Forse di più.
Teneva il pannolino per il sonno pomeridiano e notturno.
La prima settimana è passata così, al nido una certa resistenza, a casa si proseguiva con risultati molto scarsi.
Festeggiamenti a ogni pipì nel vasino.
Cacca sempre addosso ma quella non la contavamo neanche.
Ho cominciato poi, di testa mia, una cosa che non so quanto sia valida ma per noi ha funzionato!
Un foglio, con una serie di caselle.
prima 5. Poi 10. Poi 15. E alla fine delle caselle, in ogni foglio, un gelato disegnato.
Il premio per le pipì nel vasino o nel water.
Ogni 2 ore circa lo portavo in bagno (primi giorni ogni 20 minuti, poi mezz'ora, poi un'ora).
arrivati a 15 pipì siamo passati a 20...e poi niente più premi, solo festeggiamenti.
Per arrivare a così tante pipì nel vasino ci è voluto tanto...non ricordo quanto.
Settimane a dirgli "devi fare pipì? Ti scappa? Devi andare in bagno? Facciamo pipì?"
E così via...
Ricordo che a marzo, per il suo compleanno, al nido andava con le mutande, ma lì (e io credo c'entrasse lo scazzo per il mio aver voluto cominciare) lo aiutavano poco.
A casa ormai un certo ritmo c'era, al nido no.
Va bhe. In pochi giorni poi anche al nido la situazione è cambiata e Topo ha cominciato a dire quando doveva fare pipì. Da solo.
E a cominciato poi anche a farla solo in piedi, fregandosene del vasino.
Per la cacca si rifugiava in giro per casa, chiedendo espressamente di farla nelle mutande.
Nel frattempo niente pannolino per il pisolo pomeridiano, un incidente ogni tanto nel sonno, ma pochi pochi.
Poi una sera...cacca nella doccia. Durante la doccia.
Mi viene un'idea. La sera dopo, mi dice che deve fare cacca e gli chiedo se vuole farla nella doccia. Chiuso dentro e da solo.
Mi dice di sì.
Bene. Comincia il periodo "cacca in doccia".
Anche questo rinforzato coi premi (5,10, 15)
Che è durato un paio di mesi. Io gli proponevo il water, ogni tanto provava ma no, non andava.
Una sera, a metà maggio, gli ho detto "amore la doccia mi serve per lavare Patato, puoi fare cacca nel water se ti scappa adesso?"
Risposta "certo mamma".
E da allora...cacca nel water. Anche qui..premi (ogni 10 cacche, ora siamo a ogni 20. E' il secondo giro da 20 cacche...e direi che con questo chiudiamo.
Anche perchè a forza di pipì e cacche si è "guadagnato" una bella collezione di libri di Winnie the witch, e ormai è tutto ben avviato e collaudato.
Per il pannolino notturno ci penseremo poi.
Ogni tanto di notte si sveglia e vuole fare pipi nel water, ma più spesso la fa addosso. Di certo io non ho fretta.


Ah, dimenticavo. in questi mesi mi hanno detto di tutto.
Che dovevo sgridarlo. Punirlo.
Che se non riuscivo in 3 giorni avevo un problema io. O lo aveva lui.
Che dovevo fargli lavare le sue mutande sporche (periodo cacca solo addosso).
Io non ho fatto nulla di tutto questo. Anche se un paio di volte in caso di pipì addosso dopo che gli avevo appena chiesto "andiamo a farla?" mi sono un po' spazientita.
Mi sono anche pentita, ma poi mi sono detta che sono umana e che capita.


E questa, insomma, è la nostra lunga storia d'amore con il pannolino. Una storia che non è ancora finita. Ma che, ho fiducia, finirà.

domenica 10 giugno 2018

Di corsa. 9 mesi. Camminate. Pensieri sparsi

Come sempre riesco ad avvicinarmi al pc solo di nascosto e in silenzio e per pochi minuti.
perchè i miei figli sentono nell'aria la vibrazione del mio corpo che sta per sedersi sulla sedia qui davanti allo schermo, e si svegliano. O si fanno male. O hanno bisogno di me "subito adesso mamma è un'emergenza" (che di solito vuol dire che vuole farmi vedere come sa stare in equilibrio sul divano sulla testa).
Colgo l'attimo ora che per un miracolo karmico stanno dormendo contemporaneamente.

Patato ha quasi 10 mesi. Un'enormità.
Ha cambiato faccia di nuovo e, come suo fratello, ha cominciato a camminare a 9 mesi spaccati.
Adesso non gattona neanche quando ha fretta.
Avanza speditissimo sulle sue gambe storte (ma proprio storte) emettendo grida belluine (quando qualcosa o qualcuno si allontana mentre lui cerca di raggiungerlo), gioiose (quando qualcosa qualcuno gli va incontro), stupite (tra sè e sè).

Dicono che un primo figlio chiacchierone ne porta un secondo taciturno.
Al momento Topo è una macchina sempre caricata a chiacchiere, a volte si ferma mentre siamo in giro e mi chiede "ci fermiamo a chiacchierare un po'?".
Patato gorgheggia grida strilla lalla e borbotta tutto il giorno.
Mi domando se le dicerie non siano sbagliate.

Io sto arrivando fritta alla fine di giugno e alla fine dell'anno scolastico.
Dopodichè porteremo i due pargoli al mare per vedere se possiamo risparmiarci notti insonni, giorni orrendi e miliardi spesi in  cure per raffreddori otiti mal di gola...
Siamo stati al mare 2 giorni e già si vedevano gli effetti (cosa non esce da quei minuscoli nasi!!!). In realtà gli effetti sono visti anche su noi genitori, spappolati.
Non so come usciremo da una vacanza più lunga.
Peraltro la parola vacanza è quantomeno inappropriata...boh mi riposerò di notte, spero, se Patato comincerà a deliziarmi con qualche notte un po' tranquilla.

Ormai lo svezzamento è totale, da più di un mese niente più seno, ogni tanto quando facciamo la doccia insieme Patato guarda le sue due vecchie amiche con aria nostalgica, ma niente di più. La consapevolezza che non allatterò mai più mi ha dato un po' di malinconia, ma anche questa sta sfumando.

Per qualche giorno, forse dopo un colpo di sole, abbiamo persino vagheggiato l'idea di provare a fare il terzo.
Poi abbiamo desistito. Definitivamente, stavolta.
Svariati motivi. A volte quando vedo donne con grandi pancioni girare qua e là mi viene un vago desiderio: ma sono abbastanza consapevole di me stessa da capire che è un desiderio più teorico nostalgico che altro. E soprattutto...il vago desiderio del pancione...non c'entra un cavolo con l'avere poi un terzo figlio FUORI dal pancione.
E insomma. Che altro?
Topo è totalmente e felicemente e DIURNAMENTE spannolinato.
Ma di questo vorrei parlare per bene.
per raccontare che esistono anche gli spannolinamenti lunghi, non veloci, e non precoci. Che a leggere i forum pare che se a due anni non l'hai ancora fatto tu e tuo figlio avete dei grossi problemi.

Il trasloco procede. Cambiamo casa, facendo uno scambio con i miei, i quali in seguito a problemi fisici di mio padre e alla mobilità ridotta di mia madre...ci cedono una casa più spaziosa della nostra e vengono qui. Dove in due io e il Filosofo siamo stati bene per anni.
Il trasloco è a carico mio , sia il nostro che il loro, e non è una roba leggera. Ma comincio a vedere la luce in fondo al tunnel. Anche perchè non è tanto la nostra roba il problema..quanto far stare tutto il mondo di mia madre in un appartamento normale...lasciamo stare.
Diciamo solo che il mio minimalismo assoluto in quanto a vestiti oggetti scarpe e varie...paga eccome!

venerdì 18 maggio 2018

Sordità rinogena.


Il nostro primo incontro è stato l’estate 2017. O forse la primavera, non sono sicura del mese.
Perchè le cose erano cominciate prima, ma io non me ne ero accorta.
E di questo mi sento in colpa, anche se mi rendo conto che non si può sapere tutto.
Però non posso non pensare che avrei dovuto sapere capire intuire indovinare.
Insomma, era estate, l’estate dei due anni di Topo, e lui correva nel parco qua e là, e andava svelto già con la sua biciclettina.
E non si fermava, quando lo chiamavo. Dovevo urlare.
E ripetere le cose un mucchio di volte.
Non era mica l’unico, eh?
Solo che davvero, c’era da strillare.
E a volte sembrava che mi prendesse in giro. Che ci prendesse in giro. Perchè chiedeva di ripetere, come se non stesse mai ad ascoltarti quando gli parlavi.
E parlava tantissimo. Ma non bene. Conosceva un sacco di parole, ma i suoi discorsi si capivano a fatica. Capiva tutto, alla seconda o terza volta in cui gli ripetevi.
Una sera, in casa c’era silenzio. E al suo terzo “eh?” di fronte a una frase normalissima e breve, si è avvicinato a me. Avvicinato guardandomi in faccia, guardandomi le labbra.
E io e il Filosofo finalmente abbiamo aperto gli occhi.
O meglio, è stato il Filosofo, che per un attimo si è innervosito all’ennesimo dover ripetere e poi si è chiesto “ma non è che NON SENTE???”.
E così abbiamo cominciato le prove casalinghe. Parlargli standogli di fianco o alle spalle. Usare toni di voce diversi.
E sembrava che avessimo ragione. Non sentiva.
A questo punto era settembre 2017, con qnche un minuscolo Patatp appena arrivato e il caos e tutto quel che ne consegue.
Abbiamo chiesto alla pediatra una visita. Le abbiamo spiegato i dubbi.
Ha detto di fare delle indagine.

L’esame da fare si chiama ESAME AUDIOMETRICO CONDIZIONATO INFANTILE.

Ho cominciato a telefonare.
L’ASL qui non lo fa.
La pediatra dice di provare con medici privati.
Li chiamo TUTTI. Nessuno tratta bambini così piccoli, l’esame per i bambini richiede un tipo di attrezzatura speciale, perché l’esame va fatto con la collaborazione del bambino e non è una cosa da poco, con bambini sono i tre anni.
Continuo a telefonare.
Telefono al cup regionale. Mi dicono, dopo lunghi minuti, di attendere. Mi passano un numero. Telefono. Mi dicono che non è quello giusto. Di chiamare il Sant’Orsola. Chiamo. arriviamo quasi alla prenotazione poi mi dicono “lei non risiede a Bologna. non facciamo prenotare chi non risiede a Bologna. Chiami la libera professione”.
Chiamo.
Mi dicono che questo esame non esiste. Mi metto a piangere al telefono. Esasperata. Mi dicono che l’esame in libera professione non lo prenotano, di chiamare il Cup regionale.
Torno dalla pediatra. Mi dice di insistere a chiamare Bologna.
Richiamo, risultati zero, se non sei di Bologna puoi morire.
Chiamo ancora tutti i privati, anche a Bologna. Nessuno.
Alla fine mi sposto, chiamo ancora, ma altrove. Ecco, troviamo un ospedale che fa questo esame. Appuntamento un mese dopo.

Aspettiamo il mese. Con una paura terribile di scoprire cose terribili.
Appuntamento alle 9.30 del mattino. Lascio un minuscolo Patato con suo padre e io e Topo partiamo.
In ospedale gli dicono che gli faranno un piccolo esame non doloroso. Ok. Gli fanno male, ma dicono che capita. Lui si consola, aspettiamo ancora.
Finalmente l’esame audiometrico, occorre la sua collaborazione e Topo è bravissimo. Collabora, è paziente, è attento.

Risultati: TIMPANOGRAMMA BILATERALMENTE PIATTO. PERDITA DI UDITO DI CIRCA IL 40%.

Dobbiamo passare dall’otorino.
Sono le 10.45 e Topo è stanco.
L’otorino SI DIMENTICA di noi. Alle 12.30 stremata blocco la tizia che fa la prima accoglienza, la quale mi dice che l’otorino...boh...era uscito per un caffè. Lo chiamano. si era dimenticato ed era andato a fare i cazzi suoi a pranzo.
Torna, scocciato.
Dice a Topo di pazientare. Topo pazienta.
Poi gli infilano nel naso il tubo per la FIBROSCOPIA.
E all’inizio tutto bene, poi comincia a urlare perché gli fa male e io devo sdraiarmi SOPRA DI LUI praticamente, per tenerlo giù. Mentre implora di smettere.
Un momento lunghissimo e orribile.

Diagnosi finale, SORDITA’ RINOGENA.

Cure...cure termali, lavaggi, aerosol, ma se non migliora bisognerà capire se operare alle adenoidi o che cazzo di altro fare per la sordità.
A questo punto abbiamo fatto le cure termali..la cura col cortisone e tutto il resto.
Dopo due mesi di nuovo esami e test audiometrico.

Timpanogramma piatto bilaterale. Sordità uguale.
Nel frattempo Topo parla parla ma non sentendo...parla male. L’otorino ci dice che Topo è un miracolo di bravura, a parlare tanto nonostante il sentire così male.
Sento una logopedista (col parere contrario di mia suocera...a cui mio marito l’ha detto...perchè secondo lei “lui è intelligente e può fare da solo”).

La logopedista lo vede. Lo ascolta. Lo testa.
Mi dice, anche lei, che visti i suoi test, Topo è bravissimo. Grazie, mamma commossa.
Mi dice anche che Topo ha bisogno di tanto lavoro, che gli mancano tanti fonemi. che bisogna lavorare già ora perché se no resterà troppo indietro poi.
Non esco serena da questo incontro.
Chissà che mi pensavo...forse che mi avrebbe detto che in realtà il problema era minimo, niente di che, signora lei esagera.

Mi sono sentita una merda, una madre del cazzo che non sa proteggere suo figlio e capire quando ha bisogno di aiuto.
Ma tant’è. Serve logopedia.

 Mi sono attivata. Ci siamo attivati: abbiamo trovato i soldi, incastrato i tempi e cominciato.
Topo è sempre stato molto bravo e molto collaborativo, devo dire.
E nell’arco di un paio di mesi abbiamo visto grandi miglioramenti.
Poi abbiamo rifatto le cure termali, e nel frattempo c’è stato il corso di “musica e movimento”, frequentato solo grazie agli angeli custodi di questo blog!
Anche quello è stato utilissimo perché lo ha aiutato a concentrarsi nel sentire e nell’ascoltare, oltre che ad articolare alcuni suoni giocando.
Meraviglioso.

Dopodichè...tra malattie varie, nuovo ciclo di cure termali.
Stavolta con anche il politzer, che Topo ha affrontato senza neanche una lacrima (e qui è stata l’infermiera a dirmi stupita questa cosa, che niente lacrime meritava grande stupore per il fastidio che dà).
Topo è sempre estremamente collaborativo con i dottori, forse il suo imprinting neonatale con l’UTIN e tutto il resto gli ha lasciato l’idea che con i medici bisogna averci a che fare e non si scappa, non so.

E finalmente ennesimo test audiometrico...che dice...evvivaaaa, Topo ha recuperato molta parte dell’udito. Il timpanogramma da un lato è piatto, dall’altro si muove ma non è la curva giusta. Ma ci arriveremo, e intanto ci godiamo il fatto che sente meglio.
E che, a sentire la logopedista, ancora 2 o 3 incontri e poi possiamo interrompere perché sta andando benissimo.

E’ una storia in divenire, adesso con gli ultimi cambi di clima si è raffreddato e di nuovo sente meno, ma adesso sappiamo come muoverci e come aggredire il catarro.
E sappiamo come lavorare sul linguaggio (ormai parla quasi chiaramente del tutto..soprattutto se non ha troppa fretta. E parla tantissimo, come sempre!).
Non so quando potremo dirci davvero fuori da questo discorso della sordità rinogena, ma da quando abbiamo cominciato ad affrontare la cosa mi sono sentita meglio. Odiavo il senso di impotenza.

Che altro dire.

Che a volte non si nota subito.

Che a volte noi insegnanti ce ne accorgiamo (mi è capitato quest’anno) che i bimbi hanno già 4 o 5 anni, che qualcosa non torna nel linguaggio. E magari è proprio legato, all’origine, alla sordità rinogena.

Che quando si hanno dubbi è meglio insistere un po’ con la pediatra o il pediatra, e magari farsi prescrivere un test audiometrico (anche se è un’odissea averlo, insistete).

Che a volte non è che una madre è sempre una demente apprensiva.

Che un bambino a quasi tre anni capisce benissimo se qualcosa non va e se glielo si spiega, che deve andare dalla logopedista perché lei sa come si dicono bene tutte le parole, poi lui ci va anche contento, perché vuole farsi capire quando parla.

Che adesso, anche quando ci sono le ricadute, le cose vanno meglio in questo senso e per me è una gioia infinita.

martedì 24 aprile 2018

Crollo

Dicevo che ero stanca, giusto?
Che ero mooooolto stanca.
Che ero giù.
Che ero mooooolto giù.

Ma ero stanca morta e quindi ero giù, o ero giù e mi si sono depresse le difese immunitarie?
Non lo so.

So che ho avuto febbrona, mal di gola, raffreddore, mal di testa mostruoso, cervicale impazzita.
Improvvisamente. Da sabato mattina.

Tutto questo di sabato, con i bambini a casa, mi pare giusto.
il giorno dell'open day dei nidi, ca va sans dire.
Ho visto i nidi. Ho cucinato. Cucinicchiato.
Finto di giocare con i lego a un gioco strano con un nonno pesce, Hulk e una montagna di tè, ma in realtà capivo ben poco.

Oggi sto meglio. Fisicamente meglio. Moralmente anche. In realtà sono stanca. Stanchissima.
Ho un sonno bestiale. Sono stufa. Stanca. Demolita. Preoccupata.
Ma almeno...comincio a stare meglio.
E continuo ad aver bisogno di una mano, cazzo porca paletta.

venerdì 20 aprile 2018

troppi

Volevo solo essere diversa da mia madre. Volevo essere una mamma, una mamma adeguata, non fare i suoi errori.
Mi sembra di riuscire solo a farne altri, troppi.
Sono stanca e buia.
Non ho nemmeno voglia di scrivere.

mercoledì 11 aprile 2018

pensieri vari

Amore piccolo, Patato, ha quasi 8 mesi.
Già quasi otto mesi. Ricordo quando Topo indossava quei vestitini (nati in stagioni diverse, ma il riuso è lo stesso. Si fanno risvolti alle maniche e alle gambine, o si facevano allora).
All'attivo già qualche craniata sul pavimento, grande ruggitore e grande amante del tirarsi su in piedi aggrappato a qualsiasi cosa.
Da qualche giorno anche sperimentatore del grande momento "guarda mamma, senza mani", che dura però al massimo 2 secondi. poi si cade sul sedere (di solito. A volte sul fianco. A volte di faccia.).
E' un Patato dolce, già caparbio e determinato, innamorato di suo fratello e sorridente al mondo che gli passa davanti.
Pieno di capelli scuri che tento di tagliare finendo per farlo assumere l'aria di un ananas felice e stupefatto.
Ci sono alcune cosette che un po' mi preoccupano, ma presto avremo visite mediche e potrò spero avere risposte.
Nel frattempo è spuntato un dentino. Affilatissimo.

Io sono stanca. troppo stanca.
Non si stacca mai, tra lavoro coi bambini e bambini a casa.
Nel frattempo si è rotto il nonno, bricononno, l'unico aiuto part time che avevamo.
Nel casino generale, con una nonna semi invalida da gestire e un nonno in riparazione, che non tornerà a piena potenza mi sa.
E' tutto abbastanza delirante, e guardo con ancora maggiore sospetto a quelle donne che ce la fanno perfettamente a gestire più bambini un lavoro una casa dei genitori anziani e a non sembrare fuggite dal manicomio di Arkham. Sospetto che non siano umane. O forse non me lo dicono, ma hanno almeno 2 gemelle che le aiutano. Perchè se loro sono umane io..cosa sono? Boh.
Topo è deliziosamente e faticosamente pronto ad aiutarmi. Sempre. Soprattutto quando il suo aiuto rallenta le cose di brutto. Ma come potrei non farmi aiutare dal mio amore?
L'effetto finale è molto "si aiuti con questo", ma è una tenerezza tale...

venerdì 16 marzo 2018

3 anni d'amore


Avrei voluto aver il tempo di scrivere qualcosa di bello, ieri.
ieri era il 15 marzo.
3 anni fa l’amore grande della mia vita nasceva. Riguardavo le foto e mi è presa una certa malinconica tenerezza per quel minuscolo cucciolo che ora mi guarda con gli occhioni enormi e i capelli folli sulla testolina che lo fanno sembrare un fiammifero in perpetuo movimento.
Il mio Topo.
Avrei voluto avere il tempo di scrivere, ma mercoledì notte Topo ha cominciato a vomitare. Giovedì mattina ha cominciato anche Patato (e vedere l’amore piccolo della mia vita così distrutto è orribile).
E oggi siamo qua, con un neo treenne con la febbrina e un quasi settemesenne con febbre e vomito.
Nel caos totale. Due adulti con mal di gola e influenza, due bambini con il virus intestinale e la febbre.
Ma tra una vomitata e una corsa sul vasino, tra un lavaggino nasale e una rigurgitata a spruzzo, andiamo avanti.
Ho avuto un momento di crisi, quando li avevo in braccio entrambi, entrambi febbricitanti, entrambi disperati e urlanti che non riuscivo in nessun modo a calmare.
ma pare che il peggio stia passando.
Ho rimandato la festa di Topo, ho chiamato il pasticcere per spostare la super torta e affittato la saletta per la settimana dopo. Ho rifatto il giro degli inviti e ricontrollato la lista delle cose da fare.
Ho farcito entrambi i bambini di tachipirina serale, e anche questa notte è passata.
Festeggeremo, Topo mio, festeggeremo.

venerdì 23 febbraio 2018

puoi togliere la ragazza dalla FIVET, ma non puoi togliere la FIVET dalla ragazza

In questo blog si parla di fivet, di icsi, di pma insomma?
Mi sa di no.
Perchè questo è il blog del dopo, è il blog di un Topo "grande" e di un Patato arrivato in maniera semplice, senza interventi medici.
In questo blog la pma non c'è.
L'ultima volta che mi sono bucata, che ho assunto farmaci, che ho fatto un transfer (con gli ultimi due embrioncini congelati) era luglio 2016.
Esitò poi in una biochimica, la seconda della mia vita.
E lì decidemmo che basta.
Che avremmo fatto qualche tentativo "vecchia maniera" e anche basta.
Che comunque, con Topo, avevamo già vinto.
Poi abbiamo stravinto, ed è arrivato Patato.
Ma non è che se non fai più pma, o se non ne parli sul blog, la dimentichi.
Me lo chiedeva il Filosofo qualche giorno fa: ma ci pensi?
Sì. Ci penso
.
E neanche a farlo apposta, ricevo una telefonata.
Da una collega. Le avevo spiegato, quando incredula le dissi che ero incinta di Patato, come mai tanto stupore e tanta meraviglia da parte mia.
Le avevo brevemente riassunto la mia storia di anni.
Le IUI, l'inferno vissuto a Lugo, e poi la resurrezione grazie al team di Bologna e tutto il resto.
E lei mi ha chiamata per dirmi che chi mi sta sostituendo in questa maternità...sta cominciando esami preliminari per la fivet.
A Lugo, tra l'altro.
E mi ha chiesto se mi dispiaceva parlarne con questa persona.
Dispiacermi? No. Affatto.
Intendiamoci, non gioisco al pensiero di un'altra donna che sta per affrontare quello che può essere davvero un lungo calvario.
Gioisco al pensiero di poter essere anche solo un minimo di aiuto.
Gioisco del fatto di aver parlato, di aver raccontato la mia esperienza e non essermi vergognata (oh, quanta vergogna causa l'infertilità, e quanta paura del giudizio il parlare di pma).
Perchè adesso il mio aver parlato può aiutare qualcuno.
O anche solo dare modo a qualcun altro di parlare, sapendo che chi ascolta SA di cosa parli e quindi non ti guarderà con tanto d'occhi e non ti dirà cazzate sul destino o su dio.
Io alla PMA ci penso ancora. Ci penso quando guardo i miei figli.
Quando Topo era piccolo spesso avvertivo come una specie di paura: che arrivasse qualcuno e mi dicesse "hey c'è stato uno sbaglio, tu non puoi essere madre".
Quando parlavo di lui temevo che qualcuno mi interrompesse con un: "guarda che lo sappiamo tutti che tu non dovevi aver figli e hai barato".
Che sensazione orrenda.
Così, mi sentivo.
Poi Topo è cresciuto, e prima ancora dell'arrivo di Patato questa sensazione orrenda si è stemperata del tutto ed è svanita.
ma non svanisce il ricordo. Il ricordo del dolore. Il ricordo della paura. Il ricordo della solitudine.
Non si attraversa l'inferno senza riportare qualche cicatrice.
La prossima settimana incontrerò questa donna, questa nuova guerriera, e spero di poterle offrire almeno qualche arma, e qualche scudo, per affrontare l'avventura che la aspetta.
Sto riflettendo su cosa dirle, anche se soprattutto intendo ascoltare. Credo però che la metterò in guardia su Lugo. Anzi, di questo sono certa. Quel posto è stato per me il fondo dell'inferno. Credo che di QUEL DOLORE, di QUELLE UMILIAZIONI io non mi scorderò mai.
E se posso evitarle a un'altra donna è mio dovere farlo.


sabato 10 febbraio 2018

Sì. C'è due (figli) senza tre.


Prima di Topo, la domanda dolorosa era: perché non/allora quando fate un figlio?
Un figlio “generico”, non per forza maschio come il sostantivo declinato lascia intendere.
Potevano chiedermi direttamente perché non mi ero ancora riprodotta, ecco.

Poi è arrivato Topo, e i commenti per fortuna /va beh dai sul suo avere il pene, fondamentalmente.
E la domanda: e la sorellina?
La sorellina. Sia chiaro. Mica un altro maschio.
Che due maroni.

Il mio ciccioso Patato ha fatto impazzire di gioia me e il Filosofo..ma non ha di certo placato gli animi. Anzi.
Non più domande, ma imperativi. Adesso ci vuole la femmina.
Ci vuole la femmina? Eppure non credevo di essere allo zoo, che devo avere per forza due esemplari.
A quanto pare invece è opinione comune che
1. io non possa davvero essere contenta di due maschi
2. io abbia una specie di album incompleto delle figurine.
Mi ripeterò, ma...che due maroni.

Ma che discorsi del cazzo sono?
Che poi, so che se avessi avuto i figli equamente distribuiti per sesso sarei stata considerata “ a posto”.
Assurdo.

In ogni caso, maschio o femmina, il terzo figlio non ci sarà.
E’ una riflessione che ho fatto.
Ricordo il parto di Topo, ricordo il dopo parto e l’utin, e ricordo me stessa guardarlo e pensare che avrei passato di nuovo tutto quell’inferno volentieri, per un altro figlio.
Ricordo il parto di Patato, tutto liscio, tutto da manuale.
E ricordo me stessa pensare che è stato meraviglioso, ma che non l’avrei fatto più.
E’ stato come un “click” nella mia mente.
Non so perché.
C’è che sono mi sento troppo vecchia per ricominciare tra un anno o due.
C’è che ho bisogno di fermarmi a godermi i miei figli che crescono e sento che IO non potrei farlo bene e come voglio se ricominciassi un’altra strada di maternità.
C’è che..c’è che è così che sento. E so che per me va bene così.

Ho due colleghe a scuola, poco più grandi di me. Una con terza figlia piccola, una incinta ora.
Ho guardato quest’ultima pancia, guardo ancora le pancione grandi grandi per strada, e sento una specie di piccola fitta di nostalgia, ogni tanto.
Quella sensazione di ricordo dolce che ha una punta di amaro perché, appunto, sai che per sempre sarà solo un ricordo. Ma un ricordo felice.
Non so come spiegarlo neanche a me stessa.
Sento che è così, che va bene così, e guardo con tenerezza le pance e penso tantissimo che sia bello pensare e poi avere e crescere un terzo o anche un quarto figlio.
E’ un pensiero che non fa male (che strano, per me, pensare a un eventuale figlio che io non avrò, senza dolore. Che cosa nuova e bella), è un pensiero che più che pensiero è sensazione.
Come se il mio corpo avesse deciso qualcosa che il cervello ha recepito ma non ha ancora catalogato bene a modo suo.

mercoledì 31 gennaio 2018

giorni sì giorni no

La stanchezza è l'impasto base delle mie giornate.
Complice il clima invernalumidonebbioso della bassa padana, non è facile ricaricarsi.
Anche perchè ci tocca rimandare il vaccino di Patato, causa ennesimo scatarramento bestiale.
Sarà che io odio rimandare i vaccini, sarà che non vedo il sole da giorni, sarà che Topo è impegnativo parecchio ultimamente...ma io sono molto giù.
Me ne accorgo perchè devo stare davvero attenta a non perdere la pazienza, e perchè fatico a volte a trovare riserve di energie adeguate per i babmini, e perchè mi capita di guardare il Filosofo e trovarlo irritante un po' a caso.
Ci sono alcune cose che stanno pesando solo su di me, o al 90% su di me, nella gestione familiare, cose che io da sola non posso gestire.
Il weekend è stato orribile, per me.
Soddisfazione nel vedere che Topo non lo ha percepito, ma non posso vivere con panico l'arrivo del finesettimana.
So che le cose cambieranno.
Anche perchè tra poche settimane devo tornare a lavoro, con Patato che avrà 6/7 mesi e tutto il resto.
E non potrò reggere questi ritmi E il lavoro con i bambini i genitori le riunioni.
Al momento mi attacco ai giorni sì, alle cose positive e ai piccoli successi.
Le prossime due settimane si prospettano davvero complesse.
Chissà.

lunedì 15 gennaio 2018

Il tempo di qualità

Mi sono spesso sentita dire che l'importante, coi figli, è il tempo di qualità. Non la quantità.
Che poi si fosse tanto tempo di qualità sarebbe il massimo, immagino.
Ad avercelo.
Mi ci sono interrogata un sacco, su questa cosa.
Alla fine...sono arrivata ad una conclusione, probabilmente un po' mi sto autoassolvendo, non lo so.
Difficile fare un'analisi precisa di se stessi.
Comunque...la mia conclusione è che ai miei figli, e in particolare a Topo, faccia bene il tempo con me.
Il tempo. Non necessariamente un tempo ottimo, dedicato montessorianamente a lui.
Io e Topo chiacchieriamo molto, mentre facciamo la spesa, mentre cuciniamo, mentre andiamo di qua e di là.
Cucinare con lui (faccio iooooo, apro ioooo, mescolo iooooo) richiede più o meno il triplo del tempo e anche il triplo del casino...fare la spesa io e lui anche (perchè vuole prendere, portare, pesare), ma è tempo insieme.
E' di qualità? non lo so.
Ho deciso che per me il tempo di pessima qualità è tempo quando io sono al telefono, o quando sono arrabbiata per cavoli miei o troppo stanca per essere presente a me stessa.
per il resto...c'è il tempo al parco immersi nel fango che neanche i marines in addestramento, ma c'è anche il tempo in macchina nel traffico, durante il quale al massimo cantiamo qualche canzone.
C'è il tempo per lui abbracciati e il tempo condiviso, mentre io allatto ed è tanto se riesco, nel frattempo, a leggere un libro.
Io sono sempre stanca, stanca, stanca.
Patato mi sputa in faccia il latte artificiale e vorrebbe solo pappa e tetta. Soprattutto di notte.
Topo è particolarmente sul pezzo nella ricerca di attenzione attiva: chiacchieriamo, mamma, facciamo, mamma, leggiamo, mamma.
Perdo capelli a ciocche, mi domando quando resterò calva, e quando ricomincerò a poter dormire un po'.
La qualità del tempo...la cerco. Ma mi accontento.

venerdì 5 gennaio 2018

grazie E.R. grazie

Dopo giorno, riesco a ringraziare: ho ricevuto una donazione da E.R., che insieme agli altri due meravigliosi regali "natalizi" fa sì che per me sarà davvero possibile iscrivere Topo al famoso corso di psicomotricità in musica o come cavolo si potrebbe definire.
Il discorso è questo...e la mia gioia è grande grande grande.
Anche la mia gratitudine, davvero. Anche se le parole scritte, e lette, su uno schermo, non riescono a farla risuonare abbastanza forte. Perchè è grande davvero.
grazie. un grazie sentito. e grandissimo.

4 mesi...no ormai 5.

Il fatto è che Patato ha già 4 mesi, anzi, stiamo correndo verso i 5.
 E così come i primi due mesi sono stati lunghissimi, soprattutto le notti..adesso il tempo mi scorre tra le mani e mi sembra di stare sempre e solo correndo...e che tutti e due i miei figli mi crescano sotto gli occhi a velocità folle.
Continuo ad essere stanchissima, il Filosofo è non pervenuto causa immersione in tesi da scrivere e, complici le vacanze scolastiche di Topo, io non so più neanche cosa significhi lavarsi i capelli,o sedersi a tavola senza sembrare la dea Kalì che taglia carne, offre pera, cuoce pasta e asciuga pozzanghere di acqua mentre ingurgita gli spaghetti senza neanche condirli.
Patato cresce.
Abbiamo ricevuto in prestito un seggiolone Ikea (l’altro di mia cognata non stava in casa..un conto è in tre, un conto in 4, quando gli spazi sono sempre quelli) e sta con noi a tavola anche se ancora non è iniziato un vero e proprio svezzamento. Solo frutta, ma lui non sarebbe d’accordo, anzi esprime tutta la sua contrarietà alla sua non partecipazione al pasto comune.
E quindi lunedì, complice il ritorno al nido di Topo, cominciamo. Non ce la potevo fare a cominciare il delirio brodo+verdura+farina adesso con tutti e due a casa.
 E’ troppo incasinato, TUTTO.

Chi mi diceva che quando hai due figli la fatica e il casino non raddoppiano, ma si moltiplicano, aveva ragione.
 Ma aveva ragione anche il cugino del Filosofo che rifletteva: “è un casino assurdo..ma ci sei dentro. E in qualche modo vai avanti, e finché lo vedi da fuori pensi che tu non ce la farai mai...ma poi ci sei dentro e devi farcela per forza”.

 E’ vero. In sintesi...evolvi o muori. E quindi...evolvi.

 E ce la fai.
E se con UN neonato/bebè per casa ti sembrava impossibile avere impegni extradomestici, cucinare, fare altro che prenderti cura di lui...con un bambino E un bebè, tutto quello che sembrava impossibile diventa magicamente la norma.
DEVI uscire di casa, DEVI cucinare, DEVI avere cura di qualcun altro che non è il bebè, e che ha bisognissimo di te.
E lo fai.
 Io, continuo a dirlo, con una fatica boia.
Ma in effetti, a viverci dentro ti rendi conto che lo stai facendo, anzi a volte non ti rendi neanche conto, ma solo se ci pensi.
Mesi fa, 5 mesi fa, poco prima che Patato nascesse, mi chiedevo come avrei fatto e pensavo sarebbe stato terribile. Forse non immaginavo quanto sarei arrivata stanca alla sera, ma non immaginavo neanche che avremmo in realtà preso un nostro ritmo in maniera così naturale.

Sarà che Patato, come mi dicono essere molti secondi figli, è veramente un patatone.
Adora suo fratello, che gli faccia le coccole o gli salti in testa: lui lo guarda con gli occhioni a cuore e ridendo.
 Accetta di buon grado cose che Topo giammai: si addormenta da solo, ogni tanto, si addormenta in situazioni di casino totale, accetta lunghe trasferte, sballottamenti, attenzione più che condivisa quasi totalmente devoluta ad altri che a lui in diversi momenti.
E io lo amo follemente.
Prima che nascesse mi chiedevo come avrei potuto amare qualcuno anche solo metà di quanto amo Topo.
Poi è nato Patato. E ho pensato: Cavolo, posso farlo. Amo tantissimo questo nuovo cucciolo.
E invece...non avevo idea di cosa stessi dicendo.
 Adesso, lo so.
 Adesso che passano i mesi e io mi rendo conto che lo amo ogni giorno di più, che mi si gonfia il cuore solo a guardarlo quando mi vede e si illumina e mi sorride.
 Poi guardo Topo e me lo mangerei di baci e mi scopro a pensare che davvero è incredibile questa cosa dell’amore che, come il casino, non raddoppia...si moltiplica proprio!!!