giovedì 28 febbraio 2019

ci faccio caso

Mi manca, scrivere.
Era il mio hobby, la mia passione anzi, la mia fonte di soddisfazione, di riconoscimenti e, perchè no, di vile ma utile denaro.
mi manca, ma non ho tempo ed energie per farlo.
Ci sono esercizi che mi farebbero tanta tanta gola, come le famose "pagine del mattino", ma non ce la posso fare. Mi alzo alle 6.30, e se non parto per andare ad aprire scuola devo fare le cose di corsa e poi alzare i bambini e poi portarli e poi andare a lavoro e poi...
Però mi manca.
ne ho preso coscienza.
Non è facile neanche avere coscienza di me stessa, ultimamente.
Ci sono stati mesi più neri, in questo senso, in cui mi sentivo davvero rarefatta.
Poi i mesi passano, cioè passano i giorni, che volano, e le settimane dove è sempre lunedì e sempre venerdì e sempre sabato mattina con la piscina e sempre domenica sera con la settimana da gestire.
Mi sembra(va) di andare un po' meglio.
Come se il tempo mi si stesse di nuovo concedendo un po', come se di nuovo ci fossi anch'io.
In realtà...non so. Non è che ci sia uno spazio "io", non ancora.
Lo spazio è il lavoro, e poi i bambini a casa, e poi le cose di casa e di famiglia da fare, e poi le cose da sistemare, di cui occuparsi. e le persone, di cui occuparsi.
Si sono, anzi no ABBIAMO sistemato alcune cose, e nel frattempo altre si sono fatte avanti.
E sempre più spesso mi ritrovo ad avere quattro figli, di cui due di una settantina d'anni.
E sono stanca. E spesso preoccupata. E spesso pure a corto di energie e di pazienza.
Le cose vanno bene, dai. Mi esercito a riconoscere quello che ho, quello che abbiamo, quello che siamo.
Mi esercito, come diceva Vonnegut.
Quando siete felici, fateci caso.
Non so meditare, non ho un dio da pregare, ho la convinzione che sia il caso, se si riesce, di godersi il buono. Quello che c'è.
E di buono ce n'è tanto, ma tanto.
E' mescolato nel casino, mescolato in mezzo al delirio e ai bisogni e alle paure e agli imprevisti brutti.
Sono stanchissima, e devo impegnarmi, per farci caso.
Ma devo farcela. Perchè ci sono troppe cose buone.