giovedì 12 settembre 2019

Spannolinamento (la seconda volta)

A me la sola parola SPANNOLINAMENTO faceva venire l'ansia e le palpitazioni.

Topo lo abbiamo spannolinato in inverno, con le educatrici di quel cavolo di nido che ci hanno aiutato zero (storia lunga, storia di un nido che era un fiore ed è diventato un'erbaccia) e con lui che non è che fosse proprio interessatissimo alla faccenda.
Io lo spannolinamento l'ho vissuto malissimo, con l'ansia, con la paura del giudizio altrui (costante), col nido che rompeva ad ogni incidente.

(Io lavoro alla scuola dell'infanzia e gli incidenti capitano anche qui. E MAI, dico MAI, ho colpevolizzato bambino o genitori, anzi. E guai se una collega lo facesse!!!)

E poi. Eccoci qua.

Al mare. Con Topo e Patato.
Il quale Patato (che andrebbe rinominato Argentovivo), a 22 mesi, decide che lui "PIPI' COME DADO".
e comincia a tentare di issarsi per fare pipì in piedi nel water.
Water al quale non arriva. Pipì in piedi che non governa in alcun modo.
Ma non c'è verso. Ulula come una belva ferita se proviamo a mettergli il pannolino.
E io, allora, terrorizzata, cedo.

Spannoliniamo. Anche se io pensavo di farlo un anno dopo.

E niente...Patato si è spannolinato (non di notte, anche se spesso mi chiama per fare pipì).
Ma di giorno sì.
Qualche incidente, soprattutto i primi tempi, qualche dimenticanza se è troppo preso a giocare o se ha bevuto come un cammello.
Ma via i body e sotto le canottiere.
Via i pannolini e sotto le mutandine recuperate dal cassetto del fratello (sì, brutalmente uso per entrambi la stessa taglia, tanto Topo è alto e sottile e Patato è più massiccio).

Quando timorosa l'ho comunicato al nido, mi hanno solo detto "Beh, se non è una cosa forzata va benissimo".
Al massimo, qui, quella che è stata forzata sono io :-).

E insomma, niente, qua il nido è ricominciato e andiamo bene. Un paio di pipì sfuggite al controllo, ma va bene.
In questi giorni anche una seconda bimba "grande" al nido si sta spannolinando, così saranno in due e penso che sarà di aiuto a entrambi per diventare sempre più autonomi.

Qui si cresce. A vista d'occhio (e di orecchio, ma è un'altra storia).

6 commenti:

  1. Uau, che forte Patato!!! Questi secondi non smettono mai di stupirci! Comunque ottimo, un pensiero in meno! :)

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  2. Per molte cose lui è molto più sveglio del fratellone...solo che è anche molto più belva. E io che credevo che Topo fosse impegnativo: in realtà lui è molto vivace curioso e pieno di energie e domande, ma fondamentalmente è gestibile. Patato al momento sta proprio scoprendo l'identità attraverso l'opposizione e i "no" e i "da soloooo" di fronte a qualsiasi mia richiesta. La vedo faticosaaaa

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    1. Anche per noi è lo stesso... Anita quando le diciamo un no fa delle scene madri assurde si butta per terra a faccia in giù e piange anche per delle mezz'ore! Cesare era lagnoso ma così non l'ha mai fatto ..

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  3. A me fa venire l'ansia la parola "dentizione".
    Ho sperato che la seconda volta fosse diversa... Niente, è la fotocopia della prima, peggiorata però.

    Posso dire di provare sana invidia verso tutte quelle mamme che affrontano le tappe evolutive dei propri figli con non ha lance?!?
    Sarà che o per indole o per sfiga, i miei figli, malgrado i miei sforzi, mi hanno fatto sudare per ogni cosa.
    Comunque sembra che i secondi, stimolati di fratelli maggiori, siano più rapidi nella conquista dell'indipendenza e il tuo Patato mi sembra perfetto in questa teoria. Non pensarci troppo, prenditela così come viene la gioia di una "cosa facile", ogni tanto è bello pure che tocchi anche a noi!!!

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  4. Nonchalance. È il Correttore... E il sonno!

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  5. a ognuna la sua parola "incubo" insomma :). O forse a ognuna no, ci sono quelle persone che ce la fanno così, con nonchalance davvero...le guardo, quando le incontro, come fossero strane creature aliene.
    Per il momento io vado avanti sull'orlo della crisi di nervi, amando appassionatamente la mia babysitter senza la quale non riusciremmo a sopravvivere agli incastri di lavoro e a tutto il resto, e guardando con un pizzico di invidia quelli che hanno davvero intorno il famoso "villaggio" con cui crescere i bambini.

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